Affido: ci hanno proposto un ‘sine die’, ma per noi è troppo. Ora ci sentiamo in colpa!

Buongiorno Ai.Bi.,

il mese scorso siamo stati contattati dal centro affidi del nostro comune a cui almeno un paio di anni fa avevamo dato la disponibilità all’accoglienza di un bambino. Ci hanno chiesto di accogliere un bambino di 6 anni, che vive da 2 anni in comunità educativa. Hanno parlato di un affido lungo. Stiamo pensando in modo ossessivo a questa proposta, che comunque non combacia con la nostra disponibilità. Noi fin dall’inizio avevano detto di essere disposti ad accogliere un bambino per un tempo limitato, ora ci convocano per un affido lungo e non capiamo cosa significhi questo termine. L’assistente sociale non si esprime chiaramente. Il tempo passa e noi ci sentiamo in colpa per quel bambino che intanto continua a stare in comunità.

Non sappiamo cosa fare e la mia paura è che ci troveremo ad accettare il bimbo per pena, sapendo di fare un passo probabilmente più lungo della nostra gamba.

Grazie

Antonella

 

riccardiGentile Antonella,

la sua lettera riassume, in una sola esperienza, il grosso problema del sistema dell’affido in Italia: bambini piccoli in comunità educativa, progetti d’affido non chiari, mancanza di valutazione del possibile  recupero delle capacità genitoriali da parte della famiglia d’origine e quindi affidi troppo lunghi, poca trasparenza con le famiglie accoglienti al fine di trovare una famiglia per ogni bimbo.

Il problema dei bambini molto piccoli in comunità educativa è grave. Benché la normativa nazionale stessa raccomandi sempre la famiglia per i minori di 6 anni, esprimendo così l’insostituibilità dell’ ambiente familiare per i più piccoli,  la realtà è che la maggior parte di questi è collocata in comunità educativa. Pensi cosa può aver significato per questo bimbo di cui parla, trascorrere 2 anni su 6 senza una mamma e un papà!

Perché ciò accade? Difficile a dirsi visto che ci sono famiglie come la vostra che aspettano 2 anni per diventare “risorse” per aiutare bambino.

Peccato che la necessità di trovare una famiglia affidataria per quel bambino, ha portato gli operatori a farvi una proposta che rischia addirittura di trasformarsi in un ricatto morale, con le conseguenze del caso su di voi prima e sul bimbo che accogliereste poi.

La situazione, le assicuro, è ancora più tragica per quelle famiglie che si mettono a disposizione per affidi part-time: aspettano anni invano, perché purtroppo questa tipologia d’affido è scarsamente utilizzata come prevenzione all’allontanamento definitivo dei bambini dalle loro famiglie, che poi si realizza attraverso “affidi lunghi” in barba al diritto del bambino a crescere nella propria famiglia o in una adottiva qualora non sia possibile il rientro. Spesso si interviene sulle situazioni di disagio familiare quando ormai sono al collasso, per cui poi non si trova altra soluzione che allontanare i piccoli d’urgenza collocandoli in comunità educative!

Da quanto lei dice, mi sembra di capire che non avete un’associazione che vi sostenga in questo progetto. Mi sento di consigliarvi vivamente, nel caso appunto non l’abbiate ancora fatto, di contattare qualche realtà che si occupa di accoglienza familiare nel vostro territorio per farvi aiutare a capire meglio la situazione che vi è stata proposta e, eventualmente, per accompagnarvi lungo tutto il periodo d’affido. Un operatore potrà aiutarvi a capire cosa significhi quel termine “lungo” interfacciandosi professionalmente con i servizi che vi hanno contattato.

Mi sento di anticiparle che, nella maggior parte dei casi, quando un’assistente sociale utilizza questo termine fa riferimento ad affidi comunemente detti sine-die, ossia accoglienze che durano fino al diciottesimo anno di età del minore rinnovandosi di 2 anni in 2 anni. Questo accade perché la legge 149/01 prevede che l’affido duri due anni eventualmente rinnovabili; la lettura distorta di questi termini temporali e la necessità dovuta all’impossibilità di gestire in modo corretto un progetto d’affido (quindi con un corretto sostegno alla famiglia d’origine nel percorso di recupero), ha provocato quest’obbrobrio dell’affido sine-die. Che è la sospensione nella sospensione, appese ad un filo tante vite di bambini e famiglie, sia d’origine che affidatarie.

Ponderi bene e se lo ritiene, non esiti a contattarci. Ai.Bi. è presente su tutto il territorio nazionale.

Tanti auguri!

Cristina Riccardi

Membro del Consiglio direttivo  e referente politica del settore affido di Ai.Bi.