Affido. Mi sono trovato nella “mia” stanza due bambine e sono diventato per la prima volta fratello…

“Nell’accoglienza affidataria si è fratelli esattamente come si potrebbe non esserlo, non ci sono codici genetici o eredità in comune. Eppure si sceglie di esserlo”.

L’esperienza di fratellanza nell’affido è difficilmente comparabile con quella tradizionale.
 
Il primo elemento di differenza, scontato, è quello che si è figli di genitori diversi che, probabilmente, provengono anche da contesti culturali molto disomogenei.
 
Da piccolo mi sono trovato a accogliere nella “mia” stanza due bambine in affido, ricordo ancora la sensazione di estraneità che mi suscitavano… un diverso modo di parlare… un diverso modo di comportarsi… diversi odori.
 

Come ci si sarebbe potuti definire “fratelli” con queste premesse?

 
Fortunatamente i bambini hanno l’abilità di andare oltre questi iniziali ostacoli.
Proprio perché poi le cose cambiano, le differenze si appianano. Un po’ perché le sorelline si sono integrate nel nostro nucleo, un po’ perché la mia famiglia, io compreso, è cresciuta insieme a loro. Le esperienze, le riflessioni e le emozioni erano diventate comuni.

Penso che un importante ruolo in questo processo d’integrazione lo abbiano le vacanze. Lì vige un comune patto di “non belligeranza” che non regola solitamente la quotidianità. “Time-out, siamo in ferie e pensiamo solo a rilassarci tutti”.
Questo pensiero condiviso è fiducia reciproca che, se rispettata, rivela come le differenze non debbano necessariamente sfociare in conflitto. Sono inoltre convinto che da bambini, in estate, si cresce più velocemente che in inverno.

Quando si ritornava a settembre nei soliti luoghi, ci si trovava, infatti, cresciuti di ben “un centimetro e mezzo”, una vera conquista, ci si sentiva un po’ più grandi e pronti per le responsabilità del nuovo anno.


Sono sicuro che chiunque stia leggendo queste righe abbia una preoccupazione in mente: la separazione, la fine dell’affido.

 
Non lo ricordo come un evento traumatico, forse perché l’affido ti propone fin da subito una vita nella temporaneità. Tutto passa a pensarci bene, ma l’affido porta con sé una saggezza, non ti illude mai che le cose siano infinite. Finisce e tu lo sai.
Allora la relazione di fratellanza che si costruisce non è esclusiva, né assoluta, tanto meno possessiva. Si è fratelli esattamente come si potrebbe non esserlo, non ci sono codici genetici o eredità in comune. Eppure si sceglie di esserlo.
 

Dopo la conclusione dell’affido ogni volta che ci si parla si sta decidendo di rimanere fratelli, anche a distanza di anni dall’ultima volta.

 
È un nuovo tipo di fratellanza, senza regole o obblighi, è solo relazione. Ci si può anche non inviare gli auguri a Natale ma comunque essere fratello maggiore quando l’altra ha bisogno. Si può litigare e non invitarsi ai rispettivi compleanni ma, quando ci si incontra, quelle avventure estive rimangono disegnate sui nostri sorrisi.
Davide