Africa. Muore il 9% dei migranti in fuga, ma nessuno li aiuta ‘a casa loro’. La proposta di Ai.Bi. si chiama #AfricainFamiglia

Secondo un’elaborazione ISPI dei dati di UNHCR e Organizzazione Internazionale delle Migrazioni, nell’ultimo mese è stato registrato il terzo più alto numero di persone morte o scomparse in mare dall’inizio del triste ‘conteggio’, avviato due anni e mezzo fa

Mentre nessuno tra le grandi istituzioni europee e internazionali fa qualcosa per venire incontro ai bisogni delle persone più in difficoltà nel continente nero, tra cui bambini, donne, anziani, Ai.Bi. propone la sua ‘ricetta’ per prendersi cura dei bambini abbandonati, i più piccoli e i più fragili: #AfricainFamiglia

C’è una cifra nuova che può rendere bene l’idea del disastro a cui sta andando incontro il presente e il futuro dei profughi che dall’Africa fuggono per cercare un futuro migliore, senza guerre, persecuzioni, fame o abbandono: in base a un report dell’ISPI di Milano, ottenuto partendo dai dati di UNHCR e Organizzazione Internazionale delle Migrazioni, nell’ultimo mese è morto il 9 per cento di tutte le persone che hanno scelto di partire dalle coste africane. Un dato drammatico, che dice tanto su quanto, concretamente, l’Europa e la comunità internazionale stiano effettivamente facendo per limitare al minimo il bisogno di scappare dei migranti che lasciano l’Africa, soprattutto attraverso la via del mare aperta dalla Libia.

Come scrive Federico Fubini sul Corriere della Sera, “per chi si imbarca in cerca di un futuro in Europa, non era mai stato tanto probabile morire in mare durante la traversata dalla Libia. Né erano mai state tanto più frequenti le partenze in giugno, da quando esistono dati credibili, rispetto a quelle di maggio. E del resto non era neppure mai stato così alto il numero di migranti che approdano in Spagna, in proporzione a quelli che arrivano in Italia. Nella prima metà dell’anno i flussi sono diventati quasi equivalenti: secondo l’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni, 15.426 sbarchi in Spagna contro 16.585 in Italia. Gli oneri sopportati dai due Paesi sono ormai simili”.

Dalla seconda metà dell’ultimo mese, inclusi i primi due giorni di luglio, è stato registrato il terzo più alto numero di morti e scomparsi in mare da quando, due anni e mezzo fa, le agenzie internazionali hanno cominciato a conteggiare il drammatico numero dei decessi. La cifra assoluta parla di 679 morti, un numero superato soltanto nel maggio e nel novembre 2016, quando tuttavia le partenze via mare sulle ‘carrette della speranza’ erano state quasi il triplo. All’aumentare del rischio di ogni traversata, mai pericolosa quanto oggi, non fa seguito tuttavia un concreto e coerente supporto da parte dell’Unione Europea, né delle altre istituzioni internazionali per limitare al minimo il desiderio di partire delle popolazioni africane.

Nell’assenza di soluzioni efficaci con e per gli africani sul territorio del loro continente, una ‘goccia nel mare’, piccola ma ben più che significativa, è quella che Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini sta continuando a portare avanti in quattro Paesi dell’Africa attraverso l’adozione a distanza di minori senza famiglia, ospitati in istituti e orfanotrofi dei rispettivi Paesi. Kenya, Ghana, Marocco e Repubblica Democratica del Congo sono gli Stati in cui Amici dei Bambini è attiva con progetti di adozione a distanza, coinvolgendo attivamente le famiglie per stare virtualmente al fianco di un bambino abbandonato e combattere insieme a lui perché possa rinascere come figlio e (ri)entrare nella sua famiglia.

L’Adozione a Distanza è il vero ‘piano Marshall’ per quei bambini senza futuro che, in istituto o ai margini delle strade, aspettano la concretezza di un aiuto che non può essere deciso ai vertici delle istituzioni. Solo con il progetto #Africainfamiglia può diventare davvero possibile proteggere i bambini e le famiglie africane!

 

Fonte: Corriere della Sera