Aleksej, 9 anni, «Non voglio ritornare in istituto, lasciatemi a casa mia, ma… non solo a Natale»

La neve continua a scendere dal cielo, il gelo forte pizzica le guance e le mani di chi si fa coraggio ad affrontarlo. Siamo fuori Chisinau, in un piccolo villaggio della Moldova, dalle case vecchie quasi interamente coperte dalla neve. In questo paesaggio dipinto di bianco sembra tutto addormentato. Non fosse per il fumo che esce dal camino delle case, sembrerebbe addirittura che l’unico padrone di quelle viottole molto strette sia il silenzio.
Piano piano ci avviciniamo alla casa della famiglia G., che riconosciamo a fatica, visto che è quasi tutta immersa nella neve. Dalla finestra ci dà il benvenuto un ragazzino che sembra un piccolo Babbo Natale. Lo chiameremo Aleksej (usando un nome di fantasia).

Entriamo in casa e ci troviamo con quel piccolo Babbo Natale nelle braccia. Sembra cicciotto perché tutto avvolto nei vestiti, ha le guance rosse e le mani molto fredde. Inizia a raccontarci felice dei suoi successi, ci mostra volentieri i quaderni con gli esercizi che ha fatto durante le vacanze e si mette in fretta a sfogliare la pagella dei voti come se ci volesse dimostrare quanto è stato bravo, anche se nessuno glielo chiede. Capiamo il perché delle sue azioni… Nei giorni di scuola Aleksej abita in istituto, insieme alla sorella ed al fratello maggiore. ). Ha 9 anni, fa parte del programma di sostegno a distanza dell’Istituto “N.3” assieme ad altri 51 bambini. Stiamo studiando il loro rientro a casa dai genitori, dapprima nei fine settimana, per poi un giorno farli reintegrare nella loro famiglia una volta per tutte. Bisogna anche aiutare i loro genitori a trovare un’attività stabile e un reddito.

Al vedere l’assistente sociale, Aleksej lo collega subito con l’istituto e forse, per la paura di essere riportato lì, visto che la scuola è iniziata, fa di tutto per dimostrarci che si sta bene a casa, anche se la legna sta per finire, anche se i genitori sono molto malati e la nonna troppo vecchia per prendersi cura dei nipoti. Aleksej infatti, come ci racconta la nonna, è molto di aiuto alla madre. “Vorrei farli stare tutti a casa, ma non immagino come faremmo con questo freddo… ora che le legna finiscono ed altro non c’è per riscaldare la casa”, ci dice e si mette a cullare il quartogenito che piagnucola con gli occhi ancora chiusi.

Continuiamo a sfogliare il quaderno che ci è rimasto tra le mani. In un angolo, sulla coperta osserviamo un nome che ci suona molto conosciuto. È il nome di uno dei sostenitori che hanno aderito al progetto di Sostegno a Distanza. Aleksej osserva lo sguardo dell’assistente sociale e, come se anticipasse una domanda, risponde di aver segnato quel nome per non dimenticare a chi scrivere. Ci chiede anche se gli abbiamo spedito la lettera di Natale e si sbriga a promettere che a breve scriverà un’altra.

Scriverà”, interviene la madre, “ora che lo seguo più da vicino. Ogni sera gli verifico i compiti e mi assicuro che abbia tutto in ordine per quando riprenderà la scuola. Gli altri due ragazzi sono più indipendenti. Aleksej invece si ammala spesso e non posso andare in istituto a curarlo, soprattutto perché c’è il piccolo che ha bisogno di me. Ci vuole poco, solo che è proprio quel poco che ci manca per stare tutti insieme…”

Dalle discussioni con la madre veniamo a sapere che il padre ha ripreso da poco a lavorare. Non è stato assunto ufficialmente, ma ci sono motivi di credere che, avendo almeno un reddito in famiglia ed essendo aiutati anche nell’ambito del programma di Sostegno a Distanza, i genitori possano provvedere a procurare il necessario e far stare così i figli a casa.

Abbiamo parlato anche del sostegno psicologico, invitando la madre a partecipare alle riunioni che organizziamo ogni tanto con le madri della comunità. Ci lasciamo, non appena riceviamo un’altra promessa da Aleksej che, sollevato di aver posticipato per un altro po’ il ritorno in istituto, ci dice che farà il bravo e aiuterà i genitori in tutto.

Riprendiamo la strada verso il nostro Centro, auspicando piani d’intervento e soluzioni per la famiglia di Aleksej che ci ha accolto con tanto calore. Vediamo anzitutto, se possiamo aiutarli in qualche modo a portare il vero calore di una nella casa, e poi creare, insieme ai genitori, le condizioni per l’accoglienza dei figli.