Anfaa e Care scrivono al ministro Poletti. Congedi per adottati e affidati grandi: serve una revisione della norma

famiglia uomo donnaPermessi dal lavoro per malattia dei figli adottivi o affidati grandicelli. L’Anfaa (Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie) e il Care (Coordinamento delle associazioni familiari e affidatarie in rete) chiedono una modifica dell’attuale legge in materia. Perché – scrivono- discrimina i genitori che hanno adottato o accolto in affidamento familiare bambini già grandicelli, che presentano patologie.

Monya Ferritti, presidente del Care, spiega: “Questa iniziativa nasce dalle sollecitazioni che le famiglie hanno rivolto ad entrambe le associazioni. Spesso i bimbi ‘special need’ hanno patologie che non rientrano nella categoria di malattia ‘grave’, quindi i loro genitori non possono beneficiare della legge 104. Ma ciononostante hanno bisogno di cure prolungate. Ne deriva che nel lungo periodo la conciliazione tra i bisogni familiari e il lavoro diventa davvero ardua. Con questa modifica chiediamo che la norma permetta ai genitori adottivi o affidatari di usufruire di congedi non retribuiti per otto anni a partire dall’ingresso dei bambini in famiglia (comunque non oltre la maggiore età).”

Donata Nova Micucci, presidente di Anfaa, insiste sulla necessità che le famiglie adottive siano concretamente aiutate: “Si tratta di un problema molto sentito. Ci sono tanti problemi sanitari o situazioni di disagio psicologico dei bambini adottati per le quali, durante le cure necessarie, è fondamentale che i bimbi abbiano accanto a sé i genitori. Troppo spesso questa necessità si traduce con la rottura del rapporto di lavoro di uno dei due genitori. Ed è facile immaginare le ricadute negative che ciò comporta per la famiglia”.

Vediamo qual è il quadro normativo in dettaglio. Il decreto legislativo (d.lgs.)  151 del 2001 all’art. 47 prevede che “entrambi i genitori abbiano diritto ad astenersi dal lavoro per malattie del figlio di età non superiore a tre anni”; per il caso di minori adottati e affidati, invece, all’art. 50 tale limite di età è elevato a 6 anni e da quell’età sino agli otto anni in caso di malattia del bambino si ha diritto a soli 5 giorni l’anno (tale assenza è sempre non retribuita e coperta da contributi figurativi).

Le due associazioni fanno presente che a compensare questa situazione di svantaggio non è sufficiente quanto previsto dalla Legge 53 del 2000 art. 4 co. 2 (due anni di permesso non retribuito e senza contributi concesso, nell’intera vita lavorativa, per generici “motivi familiari” a discrezione del datore di lavoro) né il prolungamento del congedo parentale (artt. 33 e seguenti d.lgs. 151/2001) o il congedo straordinario ex art. 42 co. 5 d. lgs. 151/2001, previsti nel solo caso, e per lo stretto periodo di tempo in cui l’handicap è riconosciuto da parte della competente Commissione sanitaria come grave. Al momento infatti permane preclusa, a chi abbia adottato o accolto in affidamento familiare un bimbo con patologie, maggiore di 6 anni, un’ opportunità normativa, riconosciuta ai genitori biologici, di più facile accesso: il permesso per malattia figlio.

Dopo la lettera che  Anfaa e Care hanno inviato al  Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti, alla Commissione per le Adozioni Internazionali, alla presidente della Conferenza Stato Regioni e per conoscenza all’INPS, l’auspicio è che presto si apra un tavolo di confronto con le istituzioni coinvolte.

Il testo integrale della lettera è disponibile cliccando qui.