Annuncio shock della CAI: “Non ci sono soldi per chi ha adottato dal 2011 in poi” L’ adozione internazionale non vale lo sportello di una banca da salvare

E’ stato pubblicato sul sito della Cai (Commissione adozioni internazionali) nel tardo pomeriggio di ieri, 12 luglio, un comunicato stringato di appena 4 righe ma sufficienti per buttare nello sconforto e disperazione migliaia di famiglie.

“Si comunica che sono in corso i rimborsi delle spese sostenute per le adozioni conclusesi nell’anno 2011 che saranno integralmente liquidati entro la fine del corrente anno 2017, nel rispetto dei criteri fissati dal DPCM del 4 agosto 2011 – si legge  sul sito della Cai –. Si informa altresì che, successivamente al DPCM del 4 agosto 2011, non vi è stato alcun provvedimento analogo che preveda il rimborso delle spese sostenute per le adozioni concluse dopo il 31 dicembre 2011. Pertanto, non verrà dato seguito ad ogni eventuale istanza di rimborso relativa agli anni successivi al 2011”.

 Tradotto: care famiglie che avete adottato dal 2011 in poi, per voi niente rimborsi !

E così se sono finalmente in corso e saranno liquidate integralmente entro la fine dell’anno 2017 le quote per le spese sostenute dalle famiglie per le adozioni concluse nel 2011 (e ci sono voluti ben 6 anni per sbloccarle),  lo stesso “miracolo” non avverrà per tutte le altre. E se si considera che i minori entrati in Italia per adozione dal 1 gennaio 2012 al 31 dicembre 2015 sono stati 10.353, va da sé che le famiglie “gabbate” sono almeno 8 mila (considerato che alcune coppie hanno adottato fratrie).

Numeri non da poco, che non solo alimentano malcontento e rabbia da chi ha accolto con l’adozione un bambino abbandonato ma che inevitabilmente allontana sempre di più da questa meravigliosa forma di accoglienza nonché atto supremo di giustizia  coppie e famiglie che non avendo più la certezza di un rimborso (pari al 50% delle spese sostenute) avranno molte più titubanze e difficoltà oggettive ed economiche nell’intraprendere l’iter adottivo.

Ed è già pioggia di commenti e reazioni sui social, da parte delle famiglie che ricordano come i rimborsi non siano una “cortesia” concessa da parte dello Stato ma un diritto! E che, dunque, nel momento in cui non vengono più erogati, diventa una chiara e indiscutibile violazione di diritto. “Ci si ricordi che i Rimborsi non sono un favore che lo Stato Italiano fa alle famiglie Ado, ma impegno istituzionale”, scrive un papà adottivo su twitter.

Ma tutto questo perché sta succedendo? Perché (rifacendoci alla nota ufficiale della CAI) successivamente al DPCM del 4 agosto 2011, non vi è stato alcun provvedimento analogo che preveda il rimborso delle spese sostenute per le adozioni concluse dopo il 31 dicembre 2011?

E che fine hanno fatto i 20 milioni di euro destinati ai rimborsi che  l’8 giugno 2016 la ministra Maria Elena Boschi, rispondendo a un’interrogazione alla Camera aveva detto esserci? “Ci sono anche 7 milioni e mezzo – aveva dichiarato – , derivanti dai riporti relativi alle annualità precedenti, che sono sempre destinati ai rimborsi e quindi relativi alle adozioni internazionali ma per quanto riguarda le spese sostenute dalle famiglie”. A questi 7 milioni e mezzo “si aggiungono 12 milioni e mezzo, sempre nell’ambito del Fondo per le adozioni internazionali, che sono destinati appunto ai rimborsi per le spese sostenute”.

L’interrogazione nasceva dal fatto che la liquidazione dei rimborsi era ferma da mesi e che da tempo ci si chiedeva se i rimborsi delle spese adottive rientrassero o meno nel fondo per le adozioni internazionali da 15 milioni di euro creato dalla Legge di stabilità.

Una violazione che diventa una discriminazione di Stato nel momento in cui, lo ricordiamo, a gennaio del 2017 il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha annunciato l’inserimento della fecondazione eterologa tra i nuovi Lea – Livelli essenziali di assistenza. Insomma per lo Stato le coppie con problemi di fertilità non sono tutte uguali. Quelli che si rivolgono alla procreazione medicalmente assistita, facendo ricorso anche  all’intervento di “fornitori” esterni, potranno contare su un rimborso da parte dello Stato. Al contrario, quelli che decideranno di accogliere un bambino abbandonato attraverso l’adozione internazionale dovranno continuare a sborsare soldi di tasca propria.

E così da ieri sui social è tempesta di dichiarazioni: se da una parte Lia Quartapelle capogruppo del PD in Commissione esteri alla Camera dei Deputati, assicura che presenterà sul caso un’ interrogazione, a lei fanno eco coppie ed associazioni che si dicono pronte a scendere in piazza, “Scendiamo in piazza? Io ci sono”.

Altre ancora ricordano che “ci sono famiglie che hanno acceso un Mutuo per adottare un figlio. E fanno affidamento anche su Rimborsi per rientrare”. E chi molto amaramente, ma tira le conclusioni e chiosaTi giochi tutto in borsa e banca fallisce? Tranquillo lo stato ti rimborsa tutto. Adotti un bambino? Il problema è solo tuo”. Sarà vero? Di sicuro urge un intervento del Governo. Urge una conferenza Nazionale sull’adozione internazionale perché non si può lasciar morire così l’accoglienza dei minori abbandonati.