Audizione di Ai.Bi.: “E’ tempo e ora che la kafala venga riconosciuta anche in Italia”

bimbi musulmani200Si torna finalmente a parlare di kafala, l’istituto giuridico dei paesi a cultura islamica per la protezione e l’accoglienza  dei minori abbandonati, e del suo riconoscimento anche in Italia.

Mercoledì 8 gennaio si è tenuta un’audizione presso le Commissioni riunite Giustizia e Affari esteri della Camera, a cui Amici dei Bambini ha partecipato, nelle persone del Presidente, Marco Griffini, e di Marzia Masiello, coordinatrice rapporti istituzionali della sede di Roma. Obiettivo dell’incontro: confrontarsi sul progetto di legge di ratifica della Convenzione dell’Aja del 1996, in tema di protezione dei minori, presentato dal Governo Letta lo scorso settembre.

Già più volte, in passato, l’Associazione aveva denunciato come tutti i Paesi europei avessero ratificato la Convenzione per regolare la kafala, integrandola nel proprio ordinamento. Tutti tranne l’Italia, appunto, che cerca ora di far fronte al ritardo con questo provvedimento governativo.

Sforzo apprezzabile, ma non sufficiente”, sostiene Griffini. “L’attuale proposta non permette ancora di risolvere il problema dell’abbandono dei bambini vincolati a kafala, in quanto l’adozione da parte di genitori italiani, in senso proprio, è esclusa.

La legge – sostiene Ai.Bi. – poggia su una grossa incongruenza nell’iter di riconoscimento in Italia dell’“assistenza legale” del minore in stato di abbandono: se da una parte, infatti, i richiedenti devono essere in possesso del decreto di idoneità, la procedura è seguita interamente dagli Enti Autorizzati, ed è previsto l’intervento della CAI, proprio come avviene per una vera e propria adozione internazionale, dall’altro gli effetti rimangono unicamente quelli dell’affidamento familiare.

In altre parole, la si vuole trattare come un’adozione, ma senza gli stessi effetti di legge, acquisizione della cittadinanza ed esercizio della potestà genitoriale compresi”, insiste Griffini. “In termini pratici, il minore verrebbe trattato come un qualsiasi altro minore straniero non accompagnato. Che fine farebbe il suo diritto di essere figlio?

In sede di audizione, la posizione di Ai.Bi. è stata fatta presente in maniera chiara. “Dal punto di vista culturale, bisogna innanzitutto prendere atto del fatto che il minore si trova in stato di abbandono e che, nel suo stesso interesse, si intende costruire per lui una situazione familiare stabile, destinata a perdurare nel tempo, a garantirgli cioè una vera famiglia”, ha detto Griffini. “Per questo abbiamo chiesto, con tutte le eventuali distinzioni tecniche del caso, di equiparare sostanzialmente la kafala a un’adozione legittimante. In caso contrario, si continuerà a discriminare fortemente i minori abbandonati provenienti dai Paesi di cultura giuridica islamica, che non saranno mai dei veri figli, ma solo bambini affidati a due persone. Questo fino al 18esimo anno di età, compiuto il quale, non essendo nel frattempo diventati nemmeno cittadini italiani, dovranno far ritorno al proprio paese o vivere da clandestini in Italia. Una vera assurdità!”