Bahia: Giovani italiani a confronto con i bambini di Senhor do Bomfim

Caldo, aria secca, 40 gradi all’ombra, il pulmino si ferma in una piazza semi-deserta, c’è solo il rumore del vento, ma dove c…. siamo? Jacuna, regione Sertaneja di Bahia, ore 10. Le porte della chiesa, unico edificio riconoscibile nella piazza, si aprono ed eccoli lì tutti i bambini del paese venuti ad accoglierci.

Il benvenuto ce lo danno a suon di canzoni e ballate, un repertorio che va dall’inno del Brasile alla struggente melodia del Titanic (un evergreen), di fronte a tale manifestazione non vogliamo certo essere da meno, improvvisiamo quindi “Bella Ciao” che da qui in poi sarà il nostro biglietto da visita.

Solo qualche ora dopo già gironzoliamo nella comunità di Jacuna; c’è chi tenta di pescare nello stagno dietro casa, chi prova (ma non riesce) a cavalcare un asino, chi cerca disperatamente una chitarra e chi si orienta tra le strade sterrate, lo sterco, le mandrie di mucche, tutti noi rigorosamente seguiti da sciami di bambine e bambini incuriositi e affettuosi.

Qui il tempo è scandito dall’attività nei campi, dalla pioggia (rara) e dal meticoloso intreccio della paglia. In questa terra arida infatti, un tempo ricoperta di campi di paglia, la vita delle famiglie e delle comunità locali girava intorno ad essa: dal raccolto (attività per gli uomini), alla seccatura al sole, alla lavorazione per farne principalmente cappelli, tappeti e scope, ma anche borse e altri oggetti.

Incontriamo un gruppo di donneAssoiaçao de Artesaos de palha” che sta cercando di valorizzare questa usanza comunitaria per costituirsi come gruppo di economica solidale, favorendo così la generazione di un reddito comune che possa essere equamente ridistribuito, migliorando in generale la condizione di vita di queste donne. Le giornate si sono susseguite veloci tra visite alle varie comunità (Cazumba, Lage, Maria Preta) della regione di Bomfim dove Ai. Bi, partner di APAC ( Associaçao Parceira das Crianças), gestisce progetti ed attività rivolti ai bambini e alle mamme: persone speciali, donne “guerriere” soprattutto, e luoghi che sembrano senza un dove e senza un tempo, che ci hanno accolto a braccia aperte nella loro nuda semplicità, posti dove davvero si vive con poco e si è felici di poco, l’uno per necessità, l’altro per virtù. Una realtà molto lontana dal Brasile delle spiagge, dell’Amazzonia, del samba, ma anche dalla povertà delle favelas dei centri urbani: qui infatti quel che manca sono in assoluto i servizi (la scuola, l’ospedale, i trasporti, le comunicazioni), l’acqua corrente è arrivata solo 10 anni fa (prima la si prendeva negli stagni che si formavano durante la stagione delle piogge), le possibilità di lavoro e, agli occhi di noi giovani italiani, mancano le opportunità per i giovani di Jacuna di oggi e di domani. Quale futuro si riserva per loro?