Bambini in Alto Mare: a che punto è l’accoglienza giusta?

ACCOGLIENZASono passati 8 mesi e mezzo dalla strage di Lampedusa: un barcone con centinaia di migranti si inabissò al largo dell’isola siciliana, provocando la morte di 366 di loro, tra cui molte donne e bambini. Era il 3 ottobre 2013. Fu l’evento che convinse Amici dei Bambini a impegnarsi in prima persona nell’accoglienza dei soggetti più deboli tra le migliaia che, in fuga dalla miseria e dalla guerra, tentano di raggiungere le nostre coste per iniziare una vita migliore. Questo impegno prese il nome di “Bambini in Alto Mare”.

A quasi 9 mesi da quel giorno, Ai.Bi. vuole fare il punto della situazione. Mercoledì 18 giugno, alle ore 17.30, in videoconferenza con tutte le sedi italiane di Amici dei Bambini si svolgerà un incontro informativo per aggiornare gli interessati sullo stato del progetto. Per parteciparvi sarà quindi sufficiente recarsi nella sede Ai.Bi. più vicina a casa propria.

La situazione degli sbarchi, gli sviluppi e le criticità legate al sistema di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati (Misna) e dei nuclei mamma-bambino, le iniziative messe in atto nell’ambito del progetto “Bambini in Alto Mare”: di tutto ciò si parlerà nel corso dell’incontro, che rappresenterà anche una buona occasione per ringraziare della loro disponibilità tutte le famiglie che hanno aderito al progetto.

In tutti questi mesi Ai.Bi. non è rimasta ferma, davanti alle quotidiane notizie riportate dai media che ancora oggi continuano a informare ogni giorno dei numerosi sbarchi che avvengono in Sicilia. Superando le difficoltà e le lungaggini burocratiche, Amici dei Bambini ha continuato a lavorare per far sì che ogni minore potesse ricevere un’accoglienza a misura di bambino. In questo primo periodo, l’impegno si è concentrato principalmente sul territorio siciliano. L’apertura a Messina di un centro di prima accoglienza per (Misna), chiamato Casa Mosè, ha permesso di dare un luogo sicuro in cui vivere a 67 ragazzi. Altri 7 e una mamma con il suo bambino hanno trovato invece ospitalità in famiglia. L’affido familiare temporaneo è la nuova frontiera dell’accoglienza che Ai.Bi. sta cercando di realizzare in questa fase. Al momento sono già più 1.200 le famiglie che hanno dato disponibilità ad aprire le proprie porte a un Misna. I numeri dell’emergenza però sono molto maggiori e la ricerca di coppie disponibili all’accoglienza continua su tutto il territorio nazionale.

Le testimonianze dell’impegno di Ai.Bi. non mancano. “Qui ho trovato Amici dei Bambini – racconta Yvonne, un 16enne gambiano approdato in Italia dopo un viaggio solitario – con delle donne speciali che mi hanno accolto come un figlio. Ogni tanto la paura torna a galla, poi penso che il mondo non è solo dolore e che forse grazie a queste persone ritroverò la speranza. “Quello che noi stiamo facendo per questo ragazzo – dicono i coniugi Maggiore, una delle famiglie che hanno accolto un Misna in affido temporaneo – è nulla rispetto alla gioia e alle soddisfazioni che ha portato nella nostra vita. Ascoltate la loro richiesta di aiuto e chi può faccia qualcosa, anche nel suo piccolo”.

 

L’appello della famiglia Maggiore è quello che Amici dei Bambini rivolge a tutti. Per alleviare le sofferenze di chi fugge dalla guerra e dalla miseria e provare in prima persona la gioia dell’accoglienza, aderisci anche tu al progetto Bambini in Alto Mare. Per sapere come fare, visita il sito dedicato.