Bielorussia. Pagano (Ncd): “Gravi disfunzioni di una Cai priva di controllo politico stanno mettendo in gioco la credibilità dell’Italia”. Ma il nostro Governo chiude gli occhi

pagano al“Adozioni internazionali: gravi disfunzioni in Commissione. Intervenga Matteo Renzi”. A invocare l’intervento diretto del premier è il deputato del Nuovo Centrodestra Alessandro Pagano con un suo tweet pubblicato nella serata del 14 gennaio. La questione è quella del concreto rischio di un nuovo blocco delle adozioni internazionali in Bielorussia a causa del mancato invio da parte della nostra Commissione Adozioni Internazionali all’Autorità Centrale del Paese ex sovietico di un documento essenziale previsto esplicitamente dall’accordo di collaborazione tra Bielorussia e Italia.

“Siamo arrivati al punto – commenta Pagano – che uno Stato sovrano si trova costretto a denunciare la crisi dell’istituto dell’adozione nel nostro Paese. Il risultato di una cattiva gestione di una Commissione Adozioni Internazionali senza alcun controllo politico. Proprio la politica, nell’ultimo anno, ha rivolto diversi appelli al Governo affinché intervenga per risollevare le sorti di un istituto in grave crisi anche a causa di una conduzione alquanto discutibile della nostra Autorità Centrale. “Nonostante questo – denuncia Pagano – continuano le gravissime disfunzioni che stanno mettendo in gioco la stessa credibilità del Paese”. Lo stesso deputato Ncd, a dicembre 2014, ha presentato un’interpellanza chiedendo all’esecutivo e al premier una seria valutazione e una presa di posizione nei confronti del modus operandi dell’attuale CAI, con particolare attenzione ai rapporti tra quest’ultima e gli enti. Ma il silenzio del Governo – commenta ancora Pagano – è davvero assordante di fronte a uno stato dei fatti che ad oggi sembra compromettere gravemente il sistema dell’accoglienza, sia a livello nazionale che internazionale”. L’interpellanza dell’onorevole del Ncd, infatti, come tutte quelle relative all’adozione internazionale presentate nel 2014, è rimasta senza risposta.

Ora, la mancata presentazione da parte della CAI entro il termine previsto (tra l’altro scaduto ben 4 mesi fa) del “documento di garanzia sulle informazioni obbligatorie delle condizioni di vita e di educazione dei bambini” bielorussi accolti in Italia comprometterebbe un lavoro diplomatico durato anni. La lettera che l’Autorità Centrale di Minsk ha inviato il 13 gennaio agli enti italiani che operano in Bielorussia parla chiaro: la mancanza del documento è un ostacolo insuperabile per la futura collaborazione nell’esame delle pratiche di adozioni internazionali dei minori bielorussi da parte di cittadini italiani”. Un’eventualità che getterebbe nel dramma centinaia di coppie del nostro Paese e soprattutto tantissimi bambini abbandonati bielorussi che rischierebbero di non avere mai più una famiglia.

Ma tutto questo evidentemente alla CAI non interessa se non fa nulla per salvaguardare i rapporti tra i due Paesi che, in materia di adozioni, sono ancora oggi “delicati e complessi”, a causa di alcune “criticità che hanno già bloccato le procedure di adozione internazionale” in passato. Così si esprimeva la risoluzione presentata a ottobre 2014 dall’onorevole Sandra Zampa del Partito Democratico. In essa si evidenziava la necessità di rafforzare le relazioni tra i due Paesi e di mantenere i rapporti su un terreno di correttezza ed evitare che iniziative inopportune possano mettere a rischio le procedure adottive in corso”.

L’atteggiamento della CAI, invece, pare andare esattamente in senso opposto e tradire la fiducia che Minsk ha riservato al Belpaese. L’Italia, infatti, è l’unico Paese che attualmente può adottare minori bielorussi: “un segnale di stima e di apprezzamento per l’impegno in campo umanitario” profuso dall’Italia, come aveva commentato il nostro ambasciatore a Minsk Stefano Bianchi. Un’esclusiva seppur a determinate condizioni. Su tutte l’invio da parte della CAI di periodici elenchi di famiglie disponibili all’adozione (famiglie che abbiano già accolto i minori in viaggio terapeutico) e delle informazioni relative alle condizioni di vita e di educazione degli adottati. Ovvero, proprio ciò che dovrebbe contenere il documento che la Commissione non ha ancora inviato, nonostante i ripetuti solleciti ricevuti da Minsk.

Ancora una volta quindi l’Italia rischia di macchiarsi di una grave scorrettezza, come quella che nel 2006 portò al blocco dei soggiorni terapeutici e quindi delle adozioni di bambini bielorussi. La ripresa si è avuta grazie alla rinnovata disponibilità delle autorità del Paese ex sovietico e un intenso lavoro diplomatico. Che ora corre il rischio di essere completamente vanificato.

 

Fonte: Ansa