Binnish sotto attacco: nel dolore, piantiamo il seme della speranza

binnishDal nostro inviato (Luigi Mariani) – È stato un weekend di sangue, quello appena trascorso a Binnish, il villaggio nel nord della Siria dove Amici dei Bambini è presente con alcuni progetti di sostegno alle famiglie più vulnerabili colpite dal conflitto. Un’autobomba è stata fatta esplodere fuori dalla moschea principale, uno dei luoghi più affollati del centro, proprio in concomitanza con l’uscita dei fedeli dalla preghiera del venerdì. Ed è stata una strage.

Al momento sono 8 le vittime accertate, decine le persone ferite, che per poter essere curate sono state trasportate anche nelle cliniche dei villaggi limitrofi. Sulla  pagina Facebook del Centro Informazioni locale, gli aggiornamenti – come sempre accade, in questi casi – si sono susseguiti a ritmi frenetici, con tanto di foto e  filmati che raccontavano in tempo reale l’orrore e la distruzione. Fra le immagini più cruente, quelle dei cadaveri, pubblicate per agevolarne il riconoscimento da parte dei familiari. Preoccupato, mi sono messo subito in contatto con il referente locale di Ai.Bi. e Syrian Children Relief: lui e i suoi figli sono rimasti leggermente feriti, ma stanno bene.

Difficile, ancora una volta, affrontare questa rassegna stampa del dolore. Ma necessario, per comprendere come i siriani siano costretti a convivere quotidianamente con l’insicurezza, la paura, la morte; per misurarsi con una realtà che ci è lontana, che non ci appartiene, che trascuriamo.

L’esplosione di venerdì era stata anticipata da una ripresa degli attacchi aerei, che proprio a Binnish, tra mercoledì e giovedì, avevano causato diversi feriti, in particolare bambini. Tra le foto che più mi hanno colpito, quella di una bambina macchiata di sangue, che piange, seduta su un lettino di ospedale. Sembra quasi che scalpiti per andarsene via, fuggire, rifugiarsi in chissà quale mondo, uno qualsiasi, uno dove la crudeltà dell’uomo non possa raggiungerla.

Pare che proprio in questi giorni sia in atto un’offensiva da parte del regime, che intende sfruttare il momento favorevole del conflitto per cercare di annichilire ulteriormente le forze di opposizione. Se queste sono le premesse, lo scenario non è dei migliori: a pagare il prezzo di questa contrapposizione, saranno come sempre i più deboli. Ma se riusciremo a riportare un po’ di speranza tra le famiglie siriane, allora avremo piantato un seme che nessuna guerra potrà mai soffocare.

 

In questo momento, la popolazione siriana ha bisogno di tutto l’aiuto possibile, da parte di tutti. Non restiamo a guardare.

 

Se vuoi dare anche tu il tuo contributo ai progetti di Ai.Bi. in Siria, per garantire ai bambini e alle famiglie siriane il diritto di sentirsi a casa, nel proprio Paese,

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