Bolivia: accoglienza, perché sì!

In Bolivia siamo stati messaggeri del dono dell’accoglienza, è stato davvero emozionante comunicare a tante persone come sia bello adottare, accogliere, amare. Non avremmo mai pensato di doverlo fare dall’altra parte del mondo!

È successo tutto durante l’iter adottivo di nostra figlia Cielo. Siamo stati invitati, all’interno delle attività di Ai.Bi., a raccontare le nostre esperienze adottive a circa 20 coppie di La Paz che si stavano preparando a diventare genitori adottivi. Abbiamo incontrato persone curiose, ma anche impaurite.

Abbiamo raccontato il nostro percorso adottivo, dalla scoperta della sterilità alla realizzazione delle nostre adozioni. I vari passaggi che raccontavamo ci ricordavano i momenti difficili affrontati nei vari anni di vita coniugale, momenti che rendevano più solida la coppia, ma che giorno dopo giorno ci mettevamo a dura prova. Abbiamo spiegato loro che eravamo lì, felici di raccontare la nostra storia, ma anche noi all’inizio eravamo impauriti e arrabbiati quando abbiamo dovuto fare i conti con la sterilità. Ci sentivamo condannati, incapaci e con un forte handicap: non poter procreare un figlio nostro. Vivevamo il lutto della sterilità. Poi un angelo ci ha fatto aprire gli occhi, ci ha fatto riflettere sull’adozione: “Perché non pensate di adottare?”

Per noi si è aperto un mondo: dare amore ad un bambino non generato da noi, ma da altri in qualche parte del mondo? Bene, avevamo ricevuto una chiamata importante alla quale non abbiamo detto no. Abbiamo accolto due bimbi diversi da noi, con tanto bisogno di amore. Abbiamo raccontato a queste persone che all’inizio non è stato facile perché i bambini abbandonati non si lasciano andare subito, ma ci vuole tanta pazienza. All’inizio devi solo donare, non pensare di ricevere nulla in cambio. Solo il tempo aiuta loro a ricambiare tutto il tuo grande lavoro di amore. La paura che abbiamo percepito da queste coppie è il dover raccontare ai loro figli che sono adottivi: ma come puoi nascondere ad un bambino che non è nato dalla tua pancia? Ci vuole rispetto per lui, per le sue origini e per il suo passato, non puoi negargli tutto ciò. Abbiamo coinvolto queste persone nella riflessione sulla sterilità: non esistono colpe, non deve essere un tabù, bisogna solo rendere la nostra sterilità feconda attraverso l’accoglienza, l’adozione di un bambino abbandonato.

Ci auguriamo di aver lasciato a tutti loro una testimonianza e un messaggio: essere la salvezza per tanti bambini abbandonati permettendo loro di “rinascere figli” attraverso l’adozione.