Bolivia: Lasciando la Bolivia

Questo é l’ultimo articolo che scrivo seduta alla scrivania dell’ufficio di AiBi- Bolivia. Sono passati 21 mesi da quando sono arrivata alle 2 di notte all’aereoporto di El Alto, 4000 metri di altitudine, un freddo pungente, e le luci della cittá sotto ai miei piedi.

In questi 21 mesi in cui ho avuto l’onore di lavorare insieme a 7 persone meravigliose, sono tanti i ricordi e le esperienze che ho messo dentro al mio zaino e che mi accompagneranno per sempre in qualsiasi posto andró e qualsiasi cosa faró.

Ho capito che tutte le difficoltá che si incontrano sul nostro cammino, non ci possono fermare, ma si devono trasformare inevitabilmente in risorse dalle quali far nascere qualcosa di buono. Ho capito che quella che puó sembrare una lotta contro ai mulini a vento, in realtá nasconde sempre la possibilitá di aprire una breccia in un muro di cemento armato. Ho capito che i sorrisi che ricevi dai bambini, ti cancellano in un batter d’occhio tutte le angustie e le disperazioni che ti nascono quando ci si sente dire un “no” dalla direttrice dei servizi sociali che dovrebbe tutelare la “noramlitá” della vita dei bambini in istituto senza farli sentire diversi da tutti gli altri bambini che, invece, una mamma ed un papá ce l’hanno. Ho capito che l’incontro tra due genitori ed il figlio che adotteranno, é un momento magico in grado di fermare il tempo, di annullare le distanze geografice, culturali ed etniche. Ho capito che la coca-cola, piace allo stesso modo ai bambini di uno stato socialista come a quelli di uno stato capitalista. Ho capito che non c’entra nulla il socialismo o il capitalismo: i bambini sono sempre gli ultimi ad essere ascoltati, aiutati e presi in considerazione. Ho capito che non mettendosi in discussione, non prendendo in considerazione idee diverse da quelle che si hanno sempre avuto, non essendo aperti al dialogo interculturale, non ammorbidendo quegli aspetti del carattere che ci hanno sempre accompagnato, non essendo in grado di scendere a compromessi, non avendo il coraggio di guardare le cose da una prospettiva che non avevamo mai considerato, non osando un po’ di piú, non si arriva da nessuna parte. Ho capito che ascoltare, osservare e poi parlare, é la giusta dinamica per creare dei rapporti stabili e duraturi. Ho capito che un ragazzo che ha vissuto per 18 anni in istituto, é la vittima di un sistema sbagliato, pauroso e codardo. Ho capito che sono una ragazza fortunata come poche perché non ho mai dovuto procacciarmi la sopravvivenza a 7 anni agli angoli delle strade, non ho mai dovuto frugare tra i resti del mercato per cercare qualcosa da mangiare, non ho mai ricevuto un regalo un po’ sciupato il giorno di Natale per la generositá di qualche benefattore, non ho mai dovuto dimostrare di essere un genio per poter vincere una borsa di studio per poter studiare. Ho capito che la vita é unica ed ineguagliabile e, come io ho avuto la possibilitá di fare quello che desideravo fare ed affrancarmi con il lavoro che ho sempre desiderato realizzare, allo stesso modo é giusto che anche coloro che non hanno le mie stesse possibilitá, abbiano la speranza di poterci riuscire. Questo é possibile se e solo se, lo Stato, che dovrebbe tutelare questi bambini, riconosca i propri limiti e si lasci aiutare da chi, come AiBi, ha come unico obiettivo dare una famiglia, un futuro e, quindi, una speranza ai “figli di Bolivia”. Ho capito che il mio lavoro é il piú bello di tutti. Ho capito che il piangere, il magone, la tristezza, non sono un simbolo di debolezza ma sono stati d’animo che ti fanno sentire vivo e che ti danno la spinta per non accontentarti mai e cambiare le cose che non vanno.

Questi 21 mesi in Bolivia, mi hanno fatto capire davvero molte cose, ma la piú importante di tutte é questa: un bambino deve vivere con una mamma ed un papá, perché un bambino che diventa adulto in istituto, sará un giovane a cui mancherá quel bagaglio di esperienze e di affetto che gli permetteranno di affrontare in modo sano e coscente una vita matura ed indipendente.

Lascio questo paese con la speranza che tutti i granelli che ho seminato diano prima o poi dei frutti, sicura che i miei colleghi che rimangono saranno autonomi ed indipendenti del portare avanti la mission di AiBi.

Ho molta tristezza nel cuore per quello che lascio, l’ufficio, gli amici, i bambini, le montagne che mi circondano. Allo stesso tempo, peró, sono entusiasta per le nuove esperienze che vivró, i nuovi bambini che vedró, i nuovi amici che incontreró che in nessun modo rimpiazzeranno quelli che sto lasciando ma, sicuramente, entreranno nel mio zaino per accompagnarmi in questo viaggio chiamato vita.

Grazie a tutti quelli che hanno avuto la voglia di condividere un po’ di tempo con me, grazie Bolivia!

Annalisa Lenti, volontaria espatriata in Bolivia