Bolivia: “Sono un bambino Urus e voglio la mia terra!”

urus boliviaIl popolo pre inca Urus, che vive ad Oruro attorno al lago Poopò, in Bolivia, rischia l’estinzione, perché sta perdendo totalmente le sue fonti di sopravvivenza, che sono la terra e la pesca. Si considerano il popolo originario dell’America de Sud e sono uno dei pochi popoli indigeni ancora in vita.

All’inizio di marzo hanno deciso di ribellarsi per chiedere la tutela della propria terra e della pesca, e hanno scelto di farlo con una marcia pacifica di ben 11 giorni per invitare il Governo boliviano a prestare attenzione alle loro proteste e richieste.

La marcia del popolo Urus ha coinvolto le due comunità di Llapallapani e Vilañique, che sono partiti da K’asa Wasa (Oruro), vicino al lago Poopò, il 3 marzo 2013, e sono arrivati a La Paz il 14 marzo; prima di giungere alla meta, hanno istituito una commissione per il dialogo con le istituzioni che ha presentato al Governo una proposta di legge che tuteli il loro territorio. Martedì 12 marzo, infatti, la commissione si è riunita con i presidenti di Camera e Senato, rispettivamente Gabriela Montaño e Betty Tejada, per consegnare loro la propria petizione.

La marcia è stata guidata da 8 bambini urus che indossavano i tradizionali vestiti del loro popolo, e facevano sventolare le loro bandiere, seguiti poi dagli adulti lungo tutto il tragitto.

Wilder, di nove anni, ha catturato l’attenzione degli spettatori, che lo ha riempito di applausi e lodi. Ha memorizzato il coro della marcia e, con grande convinzione, ha detto che voleva diventare un giorno il presidente della Bolivia. I bambini hanno le idee ben chiare: “Che non ci tolgano la nostra terra!”, hanno detto quasi all’unisono Sandra di 11 anni e Renè di 12.

Basta con le umiliazioni! Pretendiamo rispetto!”, hanno gridato all’unisono i 180 urus del lago Poopò mentre iniziavano a scendere da Senkata per raggiungere la Plaza Mayor di San Francisco.

A passo stanco, gli urus hanno seguito il percorso fino alla prima curva della strada Naciones Unidas (Nazioni Unite) – vecchia stradina fra La Paz ed El Alto – dove hanno preso una piccola pausa. Lì, una commissione del Ministero dell’Ambiente e dell’Acqua li ha raggiunti per dar loro bottiglie di acqua e pane. Ad accompagnare la marcia degli urus v’è stato anche il personale di un’ambulanza per medicare lungo il tragitto eventuali vesciche o ferite ai piedi.

Riprese le forze, gli indigeni hanno ripreso il cammino e, mentre la polizia faceva loro strada, alcuni passanti gridavano loro delle parole di incoraggiamento e supporto e li applaudivano. “Sono gli urus?” si chiedevano increduli, rimanendo stupiti di come quella etnia, la cui storia ancestrale è raccontata nei testi più antichi, fosse ancora lì, in carne e ossa, viva.

Siamo una popolazione dalla cultura millenaria, anche se oggi siamo solo una piccola minoranza. Vogliamo che il presidente Evo Morales ci ascolti” ha detto Cosme Choque, segretario della Pesca di Llapallapani.

Una volta arrivati alla piazza di San Francisco, i manifestanti stanchi, hanno alzato i loro cartelli di protesta e la marcia si è conclusa con un comizio.