Bologna, caos sulle adozioni gay: la Procura dice no, ultima parola al Tribunale

foto tribunale minori200Nella legislazione italiana sulle coppie omosessuali continua a regnare il caos. L’ultimo episodio arriva da Bologna, dove la Procura ha detto no all’adozione della figlia biologica di una donna da parte della convivente di quest’ultima. “E’ contrario alla legge italiana” afferma la Procura felsinea, motivando la propria decisione.

La vicenda è questa. Due docenti, che negli Stati Uniti risultano sposate, circa 10 anni fa diventano entrambe madri, dopo essersi sottoposte alla fecondazione eterologa con donatori anonimi. Dopo aver dato alla luce un maschio e una femmina, ognuna delle due donne ha ottenuto l’adozione del figlio dell’altra: pratica resa possibile da sentenze dei tribunali statunitensi che hanno concesso a entrambe le donne le responsabilità genitoriali.

Nel 2013 una di loro ha ottenuto la cittadinanza italiana, attribuita automaticamente, per discendenza, anche a suo figlio biologico. Mamma e bambino hanno quindi preso residenza a Bologna, dove sono stati raggiunti anche dall’altra donna con la sua bambina. A quel punto, la docente italo-americana ha chiesto al Tribunale per i Minorenni dell’Emilia Romagna che l’adozione della figlia della sua compagna, cittadina Usa, venisse riconosciuta anche nel nostro Paese. Il permesso di soggiorno europeo fu concesso alla donna americana nel 2013 “in virtù dell’accertamento di un valido nucleo familiare costituito all’estero”, secondo la motivazione fornita dalla questura bolognese. Poi, però, è arrivato lo stop della Procura.

L’epilogo di questa intricata vicenda è ora nelle mani del Tribunale per i Minorenni, al quale l’avvocato delle due donne ha presentato ricorso contro la decisione della Procura. “La figlia si vedrebbe privata del diritto di cittadinanza italiana ed europea”, sostiene il legale, che si è appellato ai principi della Convenzione di Strasburgo sui diritti umani e alla giurisprudenza europea.

Il presidente del Tribunale, Giuseppe Spadaro, promette tempi brevi: “Il caso verrà trattato con la consueta attenzione e celerità – assicura – senza farci condizionare da argomenti di natura diversa da quella giuridica e tentando di approntare la massima tutela dell’interesse dei minori coinvolti nella vicenda”.

La Corte bolognese non è nuova a situazioni di questo tipo. Nel novembre 2013 decise infatti di dare una bambina in affidamento per 2 anni a una coppia omosessuale di Parma, incontrando anche in quel caso il parere contrario della Procura.

 

Fonte: Il Secolo XIX