Bologna. “… Ma Dio tace”: in scena il grido dell’abbandono

maq dio taceL’abbandono è insieme scandalo e mistero, che riempie di domande il cuore e urge una risposta di speranza. Una risposta che attraverso la “spiritualità dell’adozione” può farsi strada in chi accoglie la scelta adottiva – meravigliosa forma di accoglienza – come una vera e propria vocazione.

Alla base di questa spiritualità dell’adozione c’è un testo scritto da Marco Griffini, presidente e fondatore di Amici dei Bambini, intitolato “…Ma Dio Tace. Abbandono, speranza, adozione” (edizioni Ancora, Milano, 2012). Da questo testo è tratta la rappresentazione “…Ma Dio Tace”, dello stesso autore, che  è andata in scena sabato 20 settembre  a Bologna, presso la Parrocchia San Giovanni Bosco. Un evento organizzato  dai genitori adottivi del Movimento delle Famiglie Ai.Bi. dell’Emilia Romagna, che hanno anche vestito i panni degli attori.

La rappresentazione è una sorta di viaggio nella contemplazione che, partendo dalla morte di Gesù, conduce fino alla sua resurrezione: una riflessione nata dal contatto quotidiano dell’autore con il mistero dell’abbandono. Le grida di Gesù sulla Croce, i silenzi, la Sua morte, la scoperta della tomba vuota. Quattro scene caratterizzate dai suoi personaggi protagonisti: Gesù in Croce, il bambino abbandonato, lo Spirito Santo, la coppia sterile, la mamma che abbandona il figlio, un papà adottivo. Una contemplazione, quindi, che invita alla riflessione e alla comprensione della Parola, capace di aprire spazi infiniti di possibilità.

Silvana Salomoni ha interpretato la madre costretta ad abbandonare il proprio figlio: “Da madre adottiva, interpretare una madre abbandonica è stato un cambio radicale di prospettiva passando dalla visione di chi accoglie un figlio a quella di chi decide di distaccarsene per sempre”.

Il piccolo protagonista della rappresentazione, il bimbo abbandonato Rafael, è stato interpretato da Carla Mucci: ”Trattenere le lacrime per me è stato difficile. E’ un’emozione incontenibile recitare il ruolo del figlio abbandonato, dal momento che, lo dico da madre adottiva, comunichi il dramma vissuto dal tuo stesso figlio. E senti di interpretare ogni bambino abbandonato del mondo. E’ un’esperienza che mi ha aiutata a crescere come madre e a comprendere il dono di essere madre adottiva”.

Stefano Mazzoli descrive l’emozione di recitare nel ruolo di padre adottivo: “Ho partecipato ad alcune rappresentazioni di “…Ma dio tace” ed è stata una bella esperienza. La parte recitata dal padre adottivo per me più emozionante è l’ultima, quella in cui, la sera, il padre tiene per mano il bambino ormai figlio mentre si addormenta. Sono i momenti che abbiamo vissuto e viviamo coi nostri figli, ricordo la fatica che faceva nostra figlia i primi tempi ad addormentarsi alla fine della giornata passata insieme nel dubbio di come sarebbe stato il giorno dopo. Qui Griffini è risuscito a descrivere perfettamente le emozioni di noi genitori adottivi e dei figli, affermando l’importanza di creare un legame e di sentirsi famiglia, accolti come figli e come genitori”.