Brasile. Il momento magico del primo incontro: ” Leandro quale è la tua famiglia ideale?” ” Una mamma e un papà giovani e forti “…”ma poi abbiamo fatto la nostra prima pipì tutti insieme

Anche a Leandro, 10 anni, quando si stava avvicinando il momento di incontrare i genitori, è stato chiesto quale fosse la sua famiglia ideale. Semplice: mamma e papà dovevano essere giovani e forti, capaci di giocare per ore con lui e magari di prenderlo in braccio, lanciarlo perfino in aria. Una risposta analoga a quella di molte coppie che a inizio percorso sognano come figlio un bambino piccolo.

Anche Leandro, nelle sue ultime settimane in abrigo cioè in istituto, a Brasilia, ha fatto il suo percorso intimo verso la famiglia. E poi, quando ha visto la foto di Francesca e Lorenzo, tutto era perfetto così: ecco la famiglia ideale e reale, erano quelli i suoi genitori.

#iosonoundono ci porta oggi a Milano a incontrare una famiglia felice rientrata a fine maggio dal Brasile con un ragazzino affettuoso e vivace.

Siamo restati a Brasilia per un paio di mesi, come è previsto dalla procedura – dicono i genitori – e non vedevamo l’ora di partire, a marzo. Pur avendo accettato subito l’abbinamento, a settembre del 2016, per una serie di ragioni la partenza, che sembrava imminente, è slittata poi a primavera. E anche per noi che eravamo pronti a tutto, non è stato facile.” E’ stata un’attesa nell’attesa: “Io non riuscivo a stare ferma così mi sono dedicata a lavori impegnativi come ridipingere tutta la casa!” dice Francesca, oggi con un certo sollievo, guardandosi indietro.

Il primo incontro, a Brasilia, è stato “emozionante e noi due, come da copione, eravamo molto agitati” racconta Lorenzo. L’ appuntamento era stato fissato in città per le 12. “Doveva proprio andare così anche in Brasile – ricorda la coppia – : abbiamo atteso ancora per un guasto all’auto che portava Leandro da noi! Meno male che siamo riusciti a far passare il tempo parlando con le assistenti sociali del Tribunale per i minori, venute per darci assistenza.” Anche questo tempo è stato prezioso: “Ci hanno consigliato di osservare la reazione del bambino, che poteva non essere positiva. E invece quando Leandro è arrivato era apparentemente tranquillo, ci ha subito chiamati mamma e papà”.

Tempo dopo Leandro ha confessato alla mamma di essere arrivato anche lui in preda all’agitazione, come era normale che fosse. “Io peraltro appena l’ho visto ho iniziato a piangere, così che gli è andato incontro mio marito, rassicurando Leandro che il mio pianto era per la gioia”.

Il pranzo che è seguito, quasi a celebrare la famiglia appena ritrovata, è stato un momento sereno, nella sua naturalezza. “Quando lo abbiamo incontrato, in realtà … è come se lo avessimo re-incontrato – dicono Francesca e Lorenzo – . Le assistenti sociali si sono sedute a un tavolo accanto, per restare a disposizione, ma ci hanno lasciato spazi per vivere solo noi quel primo momento.  Poi, pochi giorni dopo, abbiamo vissuto insieme e tutto si è svolto come se fossimo in vacanza in Brasile. Capricci, giochi, scherzi, qualche rimprovero perché da subito abbiamo stabilito insieme le regole della famiglia”.

Leandro, che ha alle spalle oltre 5 anni di vita in istituto, ricordi lontani della famiglia biologica, qualche tempo trascorso in strada con un amico, aveva ben chiaro il desiderio e il bisogno di una famiglia che lo sapesse crescere.

Vi racconto questo episodio, accaduto proprio il giorno del nostro primo incontro, al ristorante – dice Francesca – Mio marito e il bambino si erano alzati per andare in bagno. A un certo punto mi chiamarono e io all’inizio non capivo. Arrivati nella zona servizi, Leandro ci mostrò qualcosa molto diffusa in Brasile ovvero il bagno familiare cui possono accedere genitori e bambini. Indicando le tre figure sulla porta, disse ‘Mamma, papà, Leandro’. E così abbiamo fatto la nostra prima pipì tutti insieme!”.

Oggi Leandro è contento di tornare a fare il bambino, fare capricci, studiare un po’ di italiano e trascorrere le vacanze prima di andare in quarta elementare il prossimo mese di settembre. “Ha già conosciuto la maestra, la scuola e un suo futuro compagno di classe – dicono mamma e papà – siamo contenti del contesto in cui si troverà, con altri bambini stranieri, anche adottati e con insegnanti preparati ad accogliere e integrare tutti gli alunni”.

Nel frattempo Francesca e Lorenzo stanno facendo fare alcuni controlli medici per capire meglio la ragione di alcuni piccoli disturbi riscontrati in Brasile e per avere una documentazione clinica generale che in istituto non era presente.

Siamo molto soddisfatti del nostro percorso adottivo, siamo sempre stati ben seguiti da Ai.Bi. e mai siamo stati lasciati soli, soprattutto in Brasile – concludono  – ; abbiamo trovato molta accoglienza e sensibilità anche al Tribunale dei minorenni a Brasilia, dagli assistenti sociali al giudice. Certo servirebbe in Italia una maggiore cultura dell’adozione – aggiunge Francesca – : per quanto di adozione si parli, a volte mi meraviglio di quello che la gente mi dice per strada, davanti a mio figlio. Guardando Leandro, sempre sorridente, c’è chi mi dice: ‘Si vede che non ha sofferto’. Forse, prima di parlare, queste persone dovrebbero guardare i volti arrabbiati e tristi dei ragazzini più grandi negli istituti, quando vedono andare in adozione i bambini più piccoli di loro”.