Brescia. Neonata abbandonata in una scatola di cartone: avvolta in un copertina di lana e con un crocifisso di legno. E’ il terzo caso in una settimana dopo Caserta e Napoli

utero in affittoL’hanno chiamata Lucia Maria e ora si spera che la sua vita, iniziata l’altra notte, possa riservarle solo la luce della gioia. È stata abbandonata, ma ha trovato subito qualcuno che si occupasse amorevolmente di lei.

Sono da poco passate le 9. Come ogni sabato Mario Di Noia, 77 anni, lascia la sua auto in via Bollani e infila il marciapiede frettolosamente per raggiungere la scuola di musica Santa Cecilia nell’ex seminario vescovile. “Prendo lezioni di organo perché da quando sono in pensione  – racconta l’uomo – mi aiuta a sentirmi vivo. Sono uno degli organisti della mia parrocchia, a Casazza”.

All’ingresso della scuola sente quasi un “miagolio” provenire da una contenitore adagiato a terra. Il primo pensiero dell’uomo è stato che qualcuno avesse abbandonato dei gattini. Invece, “mi sono avvicinato e ho sentito un lamento dolcissimo e ho visto due manine spuntare da una copertina chiara”. Dentro una scatola di cartone c’era lei, una neonata di poche ore e con ancora parte del cordone ombelicale, avvolta in una coperta e con pochi oggetti, tra cui un crocifisso di legno.

Nell’attesa dei soccorsi qualche carezza alla piccola, “le ho anche dato un bacino – racconta Mario che non trattiene le lacrime per la felicità – ho controllato che non avesse freddo, ma era ben coperta e aveva le mani calde. Non doveva essere lì da molto”.

Poi la corsa, neanche troppo lunga, verso il vicino ospedale. La piccola è stata poi ricoverata in neonatologia.

Non aveva vestiti né pannolino, era avvolta in un asciugamano e in una copertina, appoggiata in un contenitore di plastica, forse una culla giocattolo, all’interno del quale era stato sistemato un materassino. Chi l’ha abbandonata si è premurato anche di darle da mangiare.

È quasi rincuorato di tanta accortezza il professor Chirico che nel suo reparto aveva già accolto Marco e Mario, tutti e due abbandonati nel cassonetto dell’immondizia il primo nel 2005 a Cellatica, l’altro nel 2011 in corso Magenta, in città. E senza andare troppo lontano nel tempo, Lucia Maria è il terzo caso in poco più di una settimana di neonato abbandonato in Italia, dopo il caso di Caserta e quello di Napoli.

Intanto in corsia a Brescia si è scatenata tra il personale la gara di coccole per Lucia Maria e poi, mano alle scartoffie in reparto.

“Abbiamo fatto la segnalazione ai servizi sociali e l’ufficio anagrafe provvederà ad assegnarle un cognome. Daremo comunicazione anche al Tribunale dei minori per le pratiche di adozione, nel caso in cui i genitori non si facciano vivi entro 20 giorni”.

Sulle loro tracce si sono messi i carabinieri che per prima cosa stanno analizzando le immagini delle telecamere di sorveglianza della zona di via Bollani. Quelle poste vicino al seminario hanno ripreso in lontananza una figura, forse maschile, che si avvicina col fagottino all’ingresso e che poi, lasciata a terra la scatola, aspetta qualche minuto prima di andarsene, quasi per avere la certezza che qualcuno trovi la piccola.

Intanto Lucia Maria mangia e dorme e aspetta di avere una famiglia tutta sua. Tanti bresciani hanno regalato vestitini e copertine.

Ennesima vicenda, dunque, che fa emergere ancora di più l’impellenza di diffondere a livello capillare su tutto il territorio nazionale la Culla per la vita, l’unica vera alternativa al parto in anonimato in ospedale.  A Brescia c’è solo una culla per la vita: in via Pietro Dal Monte (Spedali Civili).

In Lombardia, Ai.Bi., Amici dei Bambini, ha inaugurato la sua lo scorso 1 dicembre 2015 a Melegnano (Milano) facilmente raggiungibile dalla rete di autostrade lombarde, e che va a potenziare un’offerta ancora a macchia di leopardo in Lombardia. La culla di Ai.Bi è l’unica nel territorio, nel sud della città di Milano. Nella struttura dove è ospitata la culla sono presenti costantemente operatori specializzati o di chi lascerà il bambino nella culletta nella presa in carico del neonato, nel rispetto dell’anonimato della mamma.