Secondo incontro dedicato ai minori adottati

Cagliari, al secondo appuntamento per le famiglie post-adozione l’incontro con i ragazzi. La psicologa: “Un percorso importante, che li vedrà protagonisti con la loro storia”

Si è tenuto il nuovo incontro del percorso, strutturato in 7 incontri per i genitori e altrettanti con i bambini e ragazzi adottivi. Questi ultimi hanno raccontato la loro personale visione della ‘casa’. Molte saranno, durante le tappe, le sollecitazioni, fino alla ‘consegna’ reciproca dei rispettivi percorsi di vita e la loro fusione costruttuva, per avviare un dialogo interno alla famiglia

Secondo incontro dedicato ai minori adottatiIl loro senso di ‘casa’, ovvero il primo livello di rappresentazione personale e interiore di uno degli elementi basilari e fondamentali per chiunque: è stato questo il focus sul quale si sono concentrati gli operatori e i professionisti, ciascuno per lo specifico ambito di pertinenza formativa, di Ai.Bi. Cagliari nel corso del secondo appuntamento del percorso di formazione post-adozione per le famiglie dal titolo ‘Parlare tra genitori e figli’. A raccontarci dell’itinerario e di questa seconda, specifica tappa per i minori adottati è Silvia Caredda, psicologa.

Qual è stato il focus del secondo appuntamento? E perchè?

Il secondo appuntamento del percorso è coinciso con il primo incontro con i ragazzi. il focus è stato quello di attivare delle dinamiche di conoscenza e coinvolgerli sull’importanza di un percorso che li vedrà protagonisti con la loro storia“.

In che modo è stato strutturato?
Il percorso con i ragazzi, parallelamente a quello dei genitori, è strutturato in 7 incontri in cui, attraverso metodologie attive, giochi, sollecitazioni in chiave psicologica, lavori grafico-proiettivi, i ragazzi potranno raccontare di se stessi e del proprio vissuto. L’obiettivo ultimo sarà quello di supportare i ragazzi nell’espressione di sé e nel dare nuovi significati all’evento-adozione“.

Qual è il contributo della psicologa nell’organizzazione e predisposizione di un appuntamento come questo?
Una professionalità come la mia può avere il ruolo di facilitatore delle dinamiche relazionali e dell’espressione dei contenuti emotivi. L’aspetto vincente è comunque dato dal lavoro di équipe e dalla possibilità di rendere disponibili le proprie competenze, intrecciandole a quelle delle altre figure presenti nel gruppo di lavoro“.

Quanto conta, in un percorso di questo tipo, il momento di formazione ‘separata’ tra genitori e figli? E quanto e perchè è importante poi ‘unire’ i due punti di vista?
Il senso di due percorsi distinti, paralleli ma comunicanti, è importante per facilitare l’accoglienza di contenuti e vissuti che possono avere una connotazione emotiva forte e che, quindi, necessitano di essere ‘maneggiati con cura’ prima di essere consegnati all’altra parte. L’importanza di un ultimo incontro comune garantisce il passaggio, in modo mediato e costruttivo, di contenuti che possono consentire l’avvio di un dialogo interno alla famiglia“.

Quali sono gli aspetti  più problematici e quelli più stimolanti che avete affrontato nell’incontro?
Il primo incontro con i ragazzi è stato ricco di emozioni positive per tutti. Nella nostra aspettativa c’era la possibilità di non riuscire ad agganciare i ragazzi e motivarli alla partecipazione, perchè l’età adolescenziale può attivare delle resistenze su temi che possono essere percepiti come faticosi sul piano emotivo. Ma così non è stato.
I ragazzi si sono subito messi in gioco, iniziando a raccontare di sé. E’ emersa un’urgenza da parte di alcuni, che testimonia il profondo bisogno di avere degli spazi in cui sia possibile parlare di come ci si sente. Una possibilità garantita da questa prima giornata d’incontro con loro, in cui i minori hanno raccontato le proprie rappresentazioni di ‘casa’: il primo step da cui partire per sviluppare il percorso nei successivi incontri“.

Come potranno continuare il proprio personale percorso di crescita personale e familiare anche al di là del percorso?
Auspichiamo che i genitori e i loro ragazzi comprendano l’importanza di coltivare la comunicazione e possano sviluppare nuove competenze nel dialogo da portare nelle proprie famiglie. Sarebbe importante, inoltre, che le famiglie sentissero la presenza di un contesto sociale capace di accoglierle nella loro specificità e diversità, rompendo il tabù dell’adozione, per cui troppe volte ci si sente soli“.