Cambogia: Graffiti al Museo S-21

ll Tuol Sleng Genocide Museum è un museo situato a Phonm Penh .Un tempo l’edificio era sede di una Scuola Superiore ribattezzata Ufficio di Sicurezza 21 (S-21) dal regime comunista dei Khmer Rossi dalla loro ascesa al potere nel 1975 alla loro caduta nel 1979. “Tuol Sleng” in lingua khmer significa “collina degli alberi velenosi” .Nella sigla “S-21”, S sta per Sala e 21 è il codice del Santébal, la Polizia di sicurezza.

Dal 1975 al 1979, all’interno delle sue mura sono state 17000 le persone  imprigionate. Anche se la stragrande maggioranza delle vittime era di origine cambogiana, ci furono anche prigionieri stranieri . La prigione nel 1980 venne convertita in un museo perché testimoniasse le azioni del regime dei Khmer Rossi. Giunti alla prigione, i prigionieri venivano fotografati  e per obbligarli a confessare qualunque crimine fosse stato loro imputato veniva utilizzato il metodo della tortura. Sulle foto esposte e sui muri delle stanze della torura si possono trovare scritte, graffiti  e disegni . Da sempre per il museo ha trovato difficolta’ a prevenire e contenere graffiti e scritte  sulle foto dei prigionieri e su quelle dei leaders dei  Khmer Rouge, ma molti   dei visitatori sono proprio le vittime sopravvisute  o parenti  delle vittime  che  attraverso quelle scritte hanno la possibilita’di  esprimere la  rabbia e il dolore  per quelle che hanno dovuto soffrire. Il Dr. Sothara Muny, psichiatra presso il Transcultural Psychosocial Organisation (TPO) , in una intervista del Cambodia Daily, quotidiano inglese, ha spiegato che  dietro alla  decisione da parte del museo di sostituire le foto con altre copie  e di continuare a permettere l’espandersi delle scritte, vi e’anche una motivazione psicologica . Il dottore, che lavora per il recupero sociale  e  psicologico delle vittime sostiene che non vi e’niente di male nel permettere a queste persone di esprimere cio che provano  anche se l’atto puo’essere visto agli occhi di molti come vandalico.

Se  le vittime di Pol Pot sono in parte giustificate , di certo non lo sono i turisti.  Un “artista” italiano , Fabrizio Cammisecra , e’stato severemente criticato per aver  utilizzato una verniciatura a spruzzo per disegnare  sulle foto  di prigionieri e leaders e sulle  pareti del museo. L’artista , su un ritratto di un bambino  la cui esecuzione e’stata  presso l’S-21 ha disegnato la sua etichetta, la  codefc, con scritto :’# codefc studiato qui 1975-1979.
L’artista italiano ha dopodiche’ pubblicato le foto sulla sua web.  Mr  Bou Meng, uno dei soli sette sopravvisuti dei 17000 prigionieri,  il quale ha avuto una prigionia superiore a tre anni ed e’stato testimone nel processo nei confronti di Duch , direttore dell’S-21 accusato di crimini contro l’umanità, ha dichiarato di essere rimasto sconvolto ed ha provato molta rabbia nell’azione compiuta dall’artista italiano.

 La cosa triste e ’che non e’ solo l’ ”artista” italiano a compiere questi atti,  sono centinaiai i turisti  armati di pennarelli, pastelli che sentono il bisogno di deturpare in una   moltitudine di lingue.

Non vi dovrebbe essere il bisogno di trovare cartelli  dove viene ricordato “Non scrive o disegnarre sulle foto e sui muri”.  

Il Tuol Sleng Genocide Museum e le sue vittime hanno il diritto di essere rispettate!

 Lo Staff Ai.Bi Cambodia