Cambogia: la piaga dello sfruttamento minorile

Il prossimo 7 settembre la Corte d’Appello cambogiana emetterá la sentenza definitiva sul caso di sfruttamento minorile che vede coinvolta una bambina di soli 11 anni e i suoi “datori di lavoro”, un’insegnante e il marito. La coppia é stata condannata in primo grado a 30 anni di carcere per aver sfruttato per un anno la giovanissima, facendole fare i lavori domestici e infliggendole ogni possibile punizione se i risultati nelle pulizie di casa non erano quelli desiderati dai due.

Stando ai dati piú recenti, che risalgono al 2006, di tutti i bambini cambogiani fra i 7 ed i 14 anni di età più del 52%, circa un milione e mezzo, è coinvolto in attività lavorative, mentre la percentuale sale a oltre l’80% nella fascia d’età fra i 15 ed i 17 anni. Il maggior numero di minori sfruttati lavora in ambito domestico, nella produzione di mattoni, nell’industria del pesce, nel settore manifatturiero, nelle piantagioni di gomma e di tabacco e nella ristorazione.

É altissimo anche il numero di bambini che devono abbandonare la scuola per poter contribuire al bilancio familiare, specie nelle campagne, dove le lo scarso raccolto necessitá peró di numerose braccia, e spesso quelle degli adulti non sono sufficienti.

Alla piccola vittima e ai tantissimi bambini che sono costretti a lavorare possiamo solo augurare un futuro migliore, promettendogli di impegnarci sempre di piú per favorirgli la strada per raggiungerlo.