Cambogia: le difficoltá dell’essere mamme lavoratrici nell’industria tessile

L’industria dell’abbigliamento cambogiana rappresenta il 90% delle esportazioni del paese ed impiega più di 300mila lavoratori; nonostante questi importanti numeri, oggi riesce a mantenere la competitività globale solo a spese della forza lavoro, incapace cioè di fornire migliori condizioni di lavoro e di paga.

Lo scorso anno più di 200 mila lavoratori del settore abbigliamento hanno scioperato per protesta contro le loro condizioni di lavoro, mentre il governo rispondeva ricordando ai datori di lavoro di applicare strettamente le misure di sicurezza occupazionali richieste dalla legge.

Ai.Bi, con il supporto di Unicef, sta concludendo una piccola ma significativa ricerca sulle condizioni in cui lavorano le donne nelle fabbriche tessile e su come riescono a gestire la cura dei figli.

Quello che emerge é che le donne lavorano anche 14 ore al giorno, spesso a contatto con forti agenti chimici in ambienti poco ventilati e ancora meno illuminati dal sole. Molte lavoratrici inoltre impiegano alcune ore per giungere al lavoro; il tragitto viene fatto in piedi e in mezzi sovraffollati. Non é raro che le donne non si fermino nemmeno la domenica, anche per diverse settimane di fila.

I figli di queste donne vengono spesso affidati o ai fratelli maggiori o ai nonni, o ancora ai vicini di casa. Capita che non vedano la propria mamma per intere settimane, e quando finalmente le donne riescono a rientrare nei propri villaggi non possono trascorrervi piú di due giorni, perché sono costrette a rientrare al lavoro il prima possibile. Se i bimbi sono molto piccoli, é usuale che vengano portati sui luoghi di lavoro dei genitori, dove trascorrono le giornate legati alla schiena della propria mamma o del proprio papá, in un ambiente insalubre, pericoloso e estremamente rumoroso.

Nonostante queste condizioni siano note al governo, non ci sono segnali di un vicino possibile cambiamento. Se le proteste dei consumatori di tutto il mondo contro i lavoratori-bambini hanno portato a dei risultati, almeno in alcuni Paesi, é oggi arrivato il momento di tornare ad alzare la voce contro le condizioni in cui lavorano queste persone, e in particolare le conseguenze che questi ambienti e questi ritmi di lavoro hanno sulle donne e sui loro figli, che diventano grandi lontano dalla mamma, affidati a qualcuno che spesso ha pochi anni in piú.

I consumatori devono essere informati del fatto che le compagnie di abbigliamento riescono a tagliare i prezzi dei beni a spese della salute dei lavoratori e delle lavoratrici cambogiani, ma soprattutto a spese dei loro figli.