Siamo stati costretti dal nostro ente a portare soldi in contanti all’estero: ora che cosa rischiamo?

“Dietro al trasferimento di soldi all’estero, potrebbero esserci uno o più reati commessi dal personale dell’Ente autorizzato, dall’evasione fiscale alla corruzione fino al traffico di minori, poiché è improbabile che questo referente all’estero usi i vostri contanti per scopi leciti, altrimenti avrebbe potuto riceverli via bonifico dall’ente autorizzato stesso”.  Il direttore generale di Ai.Bi., Antonio Crinò, è chiaro e diretto nell’ illustrare quali sono le conseguenze e cosa si cela dietro il pagamento di somme in contanti destinate all’estero. Una tematica su cui le famiglie in prima linea si interrogano anche nei forum. Come la domanda che ci viene rivolta e a cui risponde il direttore Crinò.

 

Buongiorno,

siamo una coppia adottiva appena tornata insieme al proprio figlio dal Paese di origine di quest’ultimo. Riguardo alla piaga dei soldi in contanti versati in nero ai referenti all’estero degli enti autorizzati per l’adozione internazionale, vorremmo fare notare che una cosa del genere è accaduta anche a noi in occasione dell’adozione che abbiamo appena portato a termine. Siamo andati all’estero imbottiti di denaro in contanti. Quando abbiamo fatto notare che non ci sembrava giusto che “la procedura” comportasse anche questa pratica, ci è stato detto che in quel Paese funziona così. Mi chiedo ora quali potrebbero essere le ripercussioni giudiziarie a nostro carico  a seguito di quanto accaduto. Anche perché ci piacerebbe molto segnalare agli organi competenti questo brutto episodio.

Grazie,

R.L. (dal Forum di Ai.Bi.)
pagamenti in neroBuongiorno a voi,

segnalate senz’altro quanto vi è accaduto, rischiate una sanzione pecuniaria e potreste dare una grossa mano a dare ancora un futuro alle adozioni internazionali e, soprattutto, ai bambini abbandonati.

E’ possibile portare contanti all’estero fino a un limite massimo di 10.000 euro. Se dunque avete portato con voi una cifra inferiore, come mi auguro, dal punto di vista della normativa valutaria non avete commesso alcuna irregolarità.

Purtroppo però è da considerare anche la normativa antiriciclaggio, che vieta il trasferimento, tra soggetti diversi, di contante per un valore complessivamente pari o superiore ad euro 1.000,00. In altre parole, non avreste potuto effettuare pagamenti in contanti all’Ente autorizzato,  che vi ha seguito, superiori a 999 euro e il fatto che l’ente autorizzato vi abbia chiesto di portare dei contanti a un suo referente all’estero è solo un maldestro tentativo di elusione della norma in vigore.

I pagamenti di 1.000 euro o più possono avvenire dal 2011 solo tramite strumenti tracciabili come bonifici, carte di credito, ecc. Dovrebbe quindi esservi applicata una sanzione amministrativa pecuniaria tra 1% e 40% dell’importo trasferito.

Dietro questo vostro trasferimento, potrebbero però esserci uno o più reati commessi dal personale dell’Ente autorizzato, dall’evasione fiscale alla corruzione fino al traffico di minori, poiché è improbabile che questo referente all’estero usi i vostri contanti per scopi leciti, altrimenti avrebbe potuto riceverli via bonifico dall’ente autorizzato stesso.

Non solo. Anche ammettendo che non si configurasse nessun reato o, più realisticamente, nutrendo buone speranze di farla franca, un Ente autorizzato, che chiede una cosa del genere, sta ponendo in essere un comportamento che è esplicitamente vietato dai Criteri per l’autorizzazione all’attività degli enti emanate dalla Commissione adozioni internazionali nel 2008 e che, se accertato, comporta la revoca dell’autorizzazione all’ente stesso.

L’art. 18 dei Criteri in vigore stabilisce infatti che “i rapporti economici tra ente e coppie che conferiscono il mandato devono essere regolati a mezzo di bonifico su apposito conto corrente bancario o postale”

L’art. 12 afferma poi, ancora più precisamente, che “i collaboratori dell’ente all’estero devono essere retribuiti per le loro prestazioni soltanto dall’ente. Le coppie in carico all’ente non possono fare da tramite per i pagamenti.”

Tali comportamenti sono, almeno stando ai Criteri formalmente in vigore, repressi così fermamente perché gli effetti sul sistema adozione internazionale sono esiziali.

Ogni volta che un’adozione è portata a termine in modo non regolare, il livello di opacità e corruzione del sistema aumenta. Tutti gli studi effettuati sui più diversi contesti concordano sul fatto che più c’è corruzione e più il funzionamento del sistema viene progressivamente rallentato fino a bloccarsi del tutto. In altre parole, i pagamenti in nero possono essere una sorta di veleno che a poco a poco paralizza il sistema delle adozioni internazionali fino a ucciderlo.

Per tornare allora ai rischi che correte in caso di segnalazione, vostro figlio o figlia è a casa e nessuno potrà togliervelo, mentre qualche migliaio di euro di multa credo siano un prezzo accettabile, se servono per aiutare tutte le coppie che adotteranno dopo di voi.

Vi chiedo, anzi vi prego di comunicare quanto accaduto alla Commissione adozioni internazionali o presentare una denuncia in Procura, indicando il nome dell’ente e i possibili riscontri. Solo segnalazioni circostanziate, che ovviamente possono arrivare solo dalle coppie che si sono sentite rivolgere personalmente richieste di tal fatta, possono dare avvio a interventi incisivi.

L’adozione internazionale sta troppo prematuramente morendo, sono infatti ancora decine e decine di milioni i bambini abbandonati nel mondo, anche per il veleno dei pagamenti in nero e di tutti gli illeciti che ne possono derivare.

Avete ora un antidoto per questo veleno. A voi decidere se usarlo.

Un caro saluto,

 

Antonio Crinò

Direttore Generale di Ai.Bi.