Chi ce l’ha fatta. “Niente provetta. È nel nostro corpo la risorsa vincente”

famigliaRiportiamo di seguito un articolo pubblicato sabato 9 agosto sulle pagine del quotidiano “Avvenire”, a firma di Paolo Ferrario. È la storia di due coppie che, costrette a fare i conti con il problema dell’infertilità, hanno scelto di non affidare il proprio desiderio di diventare genitori alle “fabbriche di bambini”, ma di perseguire la strada dei metodi naturali e, per una di loro, anche quella meravigliosa dell’adozione.

 

Per soddisfare il desiderio di un figlio sono finiti in una delle tante “fabbriche di bambini” sparse per l’Italia, dove “ti bombardano di ormoni facendoti pagare cifre da capogiro”. Per Silvia Carvaruso e suo marito Roberto, coppia romana sposata da nove anni, questa è stata “un’esperienza terrificante”, da cui sono scappati con la terribile sentenza degli operatori: “Siete troppo ansiosi, non avrete mai dei figli”. E questo soltanto per aver deciso di interrompere una pratica che stava diventando dannosa per la loro salute e il loro rapporto di coppia.

“Dopo diversi anni di matrimonio . racconta Silvia – volevamo capire il motivo per cui non riuscivamo ad avere bambini. Illudendoci di trovare una risposta alle nostre domande, ci siamo fidati di questi centri per la fecondazione assistita, dove non siamo stati considerati come persone ma come pazienti cui applicare un protocollo. E la cosa non ha funzionato”.

Usciti da questa brutta esperienza Silvia e Roberto hanno deciso di intraprendere il percorso dell’adozione e, un anno e dieci mesi dopo, hanno aperto la propria casa ad Angelica, che oggi ha 3 anni e mezzo ed è arrivata nella loro famiglia quando aveva 21 giorni.

“Il desiderio di venire a capo del problema era comunque rimasto – riprende Silvia – e così, grazie ai buoni consigli di una cara amica, siamo approdati al Centro per la regolazione della fertilità della dottoressa Pellicanò. Qui ci siamo sentiti subito accolti e, dopo un colloquio con un medico internista, mi è stato evidenziato un problema di insulina. Mi è stata consigliata una dieta che, in sei mesi, mi ha fatto perdere dieci chili e, due mesi dopo, sono rimasta incinta”. Così, undici mesi fa, è nata Teresa per la felicità di mamma e papà.

“Fondamentale – osserva in conclusione Silvia – è stato il modo con cui siamo stati guardati dai medici del Centro, che fin da subito hanno mostrato interesse per la nostra salute. Per loro non eravamo un problema da risolvere, ma persone da ascoltare”.

Alla scuola della dottoressa Pellicanò sono andati anche Patrizia Iervolino e il marito Luigi. Sposati da tre anni, hanno seguito un corso per apprendere l’utilizzo del metodo Billings per la regolazione naturale della fertilità. Ora sono felicemente in attesa di una bambina che nascerà tra fine ottobre e inizio novembre.

“Su questo metodo si fa, ancora oggi, una forte disinformazione – lamentano i coniugi – ma a noi è servito molto innanzitutto per conoscerci meglio e per aprirci alla vita con una consapevolezza e una responsabilità maggiori”.

Da credenti, Patrizia e Luigi non hanno mai preso in considerazione l’utilizzo della pillola e di altri anti-concezionali, ma non considerano i metodi naturali esclusiva di chi ha fede.

“La chimica vuole soltanto cancellare il ‘problema’ – osservano – mettendo tra l’altro a rischio la salute della donna. Il metodo Billings, invece, ridà dignità alla donna e predispone la coppia a un atteggiamento di ascolto e rispetto reciproco. Al nostro rapporto ha fatto bene e chi ha aiutato ad aprirci al dono grande della vita”.