Cina. “Eravamo una famiglia che attendeva solo di riunirsi, in un paese lontano, dove la cicogna aveva sbagliato ad atterrare!”

Microsoft Word - Newsletter n 2. - febbraio 2015Non ha avuto dubbi. Quelli sarebbero stati il suo papà e la sua mamma. Per questo non appena li ha visti, spalancando la porta della casa famiglia dove è ospite, gli è corso incontro a braccia aperte dicendo a gran voce “Mama, baba eccomi!”.

Ganyuan ha scelto i suoi genitori: ha deciso che è tempo di andare in Italia e di avere una casa che lo accolga dove crescere in armonia e spensieratezza ma dove soprattutto si respiri l’amore che solo una “mama” e un “baba” sanno dare.

Sono i genitori di Ganyuan a raccontare la loro meravigliosa storia di adozione, il loro primo incontro: un colpo di fulmine come nelle più belle storie d’amore. Come quella tra i genitori e i propri figli adottivi che non a caso sono “figli di cuore”.

“Arriviamo nell’ufficio e intuiamo che i bimbi sono già arrivati – raccontano Alberto e Roberta Cobelli – Stiamo parlando con dei funzionari quando, tutto ad un tratto, si apre una porta e scappa fuori Ganyuan. Ci corre incontro chiamandoci “mama e baba”!! Noi ci chiniamo, allarghiamo le braccia, sorridiamo e chiamiamo Ganyuan…Lui ci aveva visto arrivare e ci era corso incontro”.

“Dovevamo ancora firmare tutte le carte – continuano – solo dopo ce l’hanno portato, ci ha guardato, ha sorriso, ha ripetuto ‘mama baba’ ed è scoppiato a piangere, un pianto liberatorio…lo abbiamo abbracciato forte, forte e poi via a giocare”

Così mamma e papà Cobelli scrivevano ad Ai.Bi. il giorno dopo “l’incontro della nostra vita”, come loro stessi lo definiscono.

Ma iniziamo dal principio.

“Siamo in attesa dell’abbinamento stranamente tranquilli – ricordano – stiamo vivendo bene la nostra gravidanza burocratica, ma siamo quasi a luglio e la fatidica chiamata ancora non arriva. 2 luglio: è una giornata calda, e verso le tre di pomeriggio squilla il telefono, è lei !!! ‘la chiamata’ è arrivata, è arrivato il nostro momento. Io e Alberto prima di entrare ci guardiamo sorridiamo e vai! desideriamo solo vedere la foto del nostro bimbo, è un po’ come se fosse la prima ecografia”.

La psicologa legge la scheda: il bimbo ha 7 anni, si trova a Guilin e vive da quando ha 3 anni presso una famiglia affidataria. Continua la lettura della scheda, “Ganyuan è affetto da una patologia cardiaca, ma sinceramente questa informazione passa in secondo piano – confidano Alberto e Roberta – finalmente è arrivato nostro figlio! All’inizio l’euforia ci pervade e per la testa ci passano tanti pensieri “stupidi”: chissà come si pronuncia il nome, chissà quanto è alto, chissà cosa sta facendo in questo momento”. Poi, però… a mente fredda e lucida arriva lui, il PANICO!!

Sono 4 anni che vive presso la stessa famiglia affidataria. “Cosa siamo noi per Ganyuan?  – si chiedono – Dei mostri cattivi che non parlano la sua lingua e lo portano via dalla sua casa? Eravamo pronti ad affrontare una patologia fisica ma…. il confronto con una mamma e un papà affidatari per così tanti anni ci ha gettato nello sconforto”.

Giorni di grandi paure. Iniziano telefonate con operatori e psicologa che sono “fondamentali per arginare il nostro panico e superarlo. Ecco, queste sono state le nostre doglie, il dolore causato delle inaspettate, opprimenti e pesanti paure, ma che una volta elaborate, velocemente si sono sciolte una ad una e ora non vediamo l’ora di partire. Arrivano le ultime indicazioni pratiche e SI VOLA”.

Un viaggio lungo, da Venezia a Nanning quasi 27 ore!

“Il 27 ottobre è il giorno dell’incontro – racconta papà Alberto -, la notte è stata un po’ agitata e ci prepariamo all’incontro della vita…Ma si può essere pronti? Alle 14.30 ci aspettano nella hall dell’albergo…. manca veramente poco….Saliamo sul pulmino e a Roberta viene da piangere… gli occhi sono rossi…”

Si parte, è l’ultimo tratto di strada che separa papà Alberto e mamma Roberta da Ganyuan.

“La tensione prima dell’incontro penso che possa essere paragonata – precisa Alberto – all’attesa dei papà fuori dalla sala parto”.

I primi giorni sono strani, siamo in tre e sentirsi chiamare mamma e papà anzi “mama e

baba” dall’oggi al domani è una cosa nuova a cui non siamo ancora abituati, ma alle belle cose si fa in fretta ad abituarsi!

“Ganyuan si dimostra subito un ometto – continua mamma Roberta – e fa il FORTE, si

spoglia e si veste da solo, si lava i denti, fa il letto. Però le mattine “ritorna ” ad essere il bambino che è piangendo e chiedendo della mamma affidataria. I giorni passano vivendo sulle montagne russe delle emozioni. Finalmente arriviamo a Pechino dove in appartamento si riesce a fare di più famiglia e dove il carattere dolce, ma allo stesso tempo deciso di Ganyuan viene fuori”.

Le giornate insieme alle altre due famiglie e agli operatori di Ai.Bi. passano lente e dense e dopo due settimane la famiglia Cobelli non vede l’ora di arrivare a casa per iniziare la vita normale.

“Ora, dopo poco più di tre mesi che siamo tornati – aggiunge Alberto – sembra di essere con Ganyuan da sempre, talmente sono state forti e intense le giornate passate insieme. Ganyuan è nato nel 2007, noi abbiamo pensato di allargare la nostra famiglia dal 2007, un caso? Forse, come ci ha detto Alice, la nostra referente Ai.Bi. di Mestre, “eravamo una famiglia, che attendeva solo di riunirsi, in un paese lontano, dove la cicogna ha sbagliato ad atterrare!”

Forza AiBi, hai un compito importate; rimediare a tutti gli errori di queste cicogne impazzite!!

E proprio per fare ritrovare la giusta strada a queste cicogne “distratte” che Ai.Bi. ha deciso di riaprire i mandati e di promuovere la campagna #iosonoundono: perché c’è una missione da portare avanti. Salvare le adozioni internazionali e trovare una famiglia ai 168 milioni di bambini abbandonati nel mondo.