Cina. Il mio stupendo figlio albino: più svedese che cinese

IMG_2023 svedese più che cinese 200In braccio a mamma e papà non sta fermo un minuto: ride, si guarda intorno, ripete ogni parola che sente pronunciare. Da poco ha imparato a dire “Goool!!” E lo replica con quella sua aria birichina non sempre a proposito.

Mattia è un bambino estroverso e vivace che con i genitori, genovesi d’origine, ha vissuto i suoi primi due anni e mezzo di vita in Cina. Ma italiano, Mattia lo è diventato da pochi mesi. I genitori Michele e Manuela l’hanno adottato. Come tutti i bambini cinesi adottati da coppie straniere, il piccolo era inserito nell’elenco dei bimbi ‘special need’. Quelli con bisogni speciali, che nel caso di Mattia vuol dire evitare il sole nelle ore più calde, girare con un cappellino e un paio di occhiali da sole. Perché Mattia è semplicemente un bimbo albino. Nell’ex Celeste Impero, soprattutto nelle zone rurali, gli albini vengono considerati portatori di sventura, perché simili a un fantasma. Molto più probabilmente le famiglie contadine moderne tendono ad abbandonare un nuovo nato albino perché è un bambino poco adatto all’ambiente della campagna, per la delicatezza della pelle e della vista.

Con i capelli simili a fili d’oro, il cappellino giallo canarino e gli occhiali da sole, Mattia assomiglia più a uno svedese che a un cinese. La felicità di papà, mamma e figlioletto si coglie a pelle. E riempie il cuore sapere che Amici dei Bambini ci ha messo del suo per ‘realizzare’questo. La coppia italiana era infatti residente in Cina e quindi tecnicamente non poteva essere presa in carico dall’associazione. Ma grazie anche agli ottimi rapporti con l’Autorità centrale cinese, il personale dell’associazione operante a Pechino ha fornito alla coppia il supporto necessario per completare in poco tempo tutte le pratiche burocratiche.

Adesso i contratti di lavoro di mamma e papà sono prossimi alla scadenza e presto tutti insieme voleranno in Italia. Manuela commenta: « Ritorniamo sereni da dove siamo partiti. Ma non uguali a come eravamo quando siamo arrivati, e non solo perché vivere trasforma, viaggiare arricchisce, ma soprattutto perché, se prima eravamo una coppia, ora abbiamo un figlio e questo figlio è un bimbo cinese».

Fonte Italiani di frontiera