Cina. Jing stava tranquilla accanto a noi quando le dicevamo che non stavamo bene: pur così piccola è diventata la nostra ancora di salvezza”

bambina cineseIl suo nome in cinese significa tranquillità, quiete: Jing ha 4 anni e da quasi due vive in Italia in provincia di Venezia. “Macché tranquillità! Tutt’altro!” commentano sicuri Mara e Elis Zoppelletto, che per #iosonoundono raccontano la loro esperienza adottiva in Cina.

E’ vivacissima, simpatica e piena di energie inesauribili! – racconta il papà – Chissà, forse le hanno dato questo nome perché, quando l’hanno trovata davanti a un ristorante a pochi giorni di vita, era sfinita dalla stanchezza. Ma la sua tempra è quella di un combattente!”.

E ad ascoltare la famiglia Zoppelletto è proprio così: quando mamma e papà sono andati a prenderla nell’inverno 2014, Jing aveva già subito un intervento chirurgico per un difetto interventricolare.Fortunatamente non sono state necessarie altre operazioni, i controlli effettuati in Italia ci hanno molto rassicurato – dice la mamma – . Oltre a questo problema sanitario, il bisogno speciale di Jing, letto sulla scheda al momento dell’abbinamento, faceva riferimento a una palpebra cadente, che tuttavia al momento non compromette la sua visione. Vedremo più avanti se correggere con operazione“.

Settembre sarà tuttavia un mese impegnativo per la piccola combattente Jing: dovrà entrare in ospedale per alcuni interventi da svolgere nello stessa occasione, così da ‘approfittare’ di una unica anestesia.

Nel corso della crescita abbiamo scoperto che Jing soffriva di una leggera ipoacusia – continuano – a causa di orecchie tappate; in più dopo vari controlli per qualche altro piccolo problema, ci siamo decisi: a fine mese si sottoporrà contemporaneamente agli interventi di ernia inguinale, adenoidi e timpanocentesi. Cerchiamo di prenderla con filosofia e ottimismo perché nell’ultimo anno tra tutti in famiglia abbiamo avuto problemi di salute abbastanza importanti!“.

Ad ascoltare mamma e papà, che pure hanno affrontato momenti non facili per la loro rispettiva salute, i mesi trascorsi pur nelle preoccupazioni non hanno intaccato la gioia di questa meravigliosa adozione.

Nostra figlia capiva i momenti che stavamo passando, è stata di grande supporto per noi, pur essendo così piccola – racconta Mara che ha passato settimane dentro e fuori ospedali per interventi e terapie – : Jing restava tranquilla accanto a noi quando le dicevamo che non stavamo bene. È stata la nostra ancora di salvezza

Elis sa bene perché la piccola Jing è stata così brava a comprendere, nel profondo, il suo ruolo in famiglia quando anche papà, a distanza di poco tempo dalla mamma, ha dovuto operarsi all’occhio.

Avendo perfetta conoscenza del dolore, di cosa significhi entrare in ospedale e poi affrontare una convalescenza, Jing è stata capace di trasmetterci serenità e sostegno – racconta Elis – . Nei suoi pochi anni di vita ha già sviluppato un’ alta soglia del dolore, tutti i controlli e le visite effettuate per lei lo hanno sempre dimostrato”.

La bambina va alla scuola materna dove le maestre confermano la sua grande capacità di adattamento. Ha inoltre un ottimo appetito: “E’ già italiana al 100% da questo punto di vista: pizza e pasta al pesto sono i suoi piatti preferiti”. La grande famiglia Zoppelletto, che comprende anche molti amici fraterni, ha aperto le braccia e il cuore alla bambina.

Per quanto testarda e determinata, Jing si fa voler bene da tutti, amici e parenti, è di una simpatia eccezionale – dice Mara – : ogni tanto sembra un’ attrice! E poi è molto ‘femmina’: vuole solo vestirsi con la gonna e, come dice il papà, gli specchi sono tutti suoi!”.  Come è naturale, l’adozione è un percorso che evolve e può avere alti e bassi e questi ultimi possono anche presentarsi all’inizio.

L’adozione è una meraviglia, consigliamo a tutti i genitori di essere tranquilli ma anche molto preparati. Oggi siamo i punti di riferimento di Jing e adora stare con noi, ma gli inizi non sono stati semplici – concludono i Zoppelletto – : il nostro primo incontro, ad esempio, non è stato idilliaco: ha pianto un’ora e mezza, non voleva neanche vederci, restava inamovibile in piedi davanti alla tata. Siamo andati noi da lei e ce l’hanno messa in braccio, anche se quasi non voleva farsi toccare. Quando si è calmata? A tavola per cena: mangiando tutti insieme è iniziata la nostra relazione di famiglia”.