Colombia: perché la CAI non dice qualcosa di ufficiale ?

Buongiorno,

mi chiamo Francesco e ho letto sul vostro sito la notizia pubblicata, dove si parla del blocco in Colombia, da parte delle Autorità Centrale della Francia , delle nuove domande per l’adozione di minori al di sotto dei 7 anni.

Vorrei esporre la mia opinione rispetto a questa alla situazione che si sta verificando. Sarebbe ora che la CAI si svegliasse dal suo letargo primitivo e prendesse una posizione in merito!

Ci sono coppie che sono da 5, 6, 7 anni in attesa e non sanno quale sarà la loro sorte.

E’importante conoscere le reali prospettive future di questo Paese, le fasce e le caratteristiche per le quali ci sarà ancora la possibilità di concludere l’iter adottivo e per quali potrà essere ancora presentata richiesta di disponibilità.

Grazie

 

 

Irene-BertuzziCaro Francesco,

l’autorità centrale francese (SAI) ha il dovere di comunicare a tutte le coppie quale è la situazione dei vari paesi e, in questo caso, della Colombia perché le coppie si possono rivolgere direttamente alla SAI per essere destinate nei paesi stranieri.

La nostra Commissione, che potrebbe certamente fare un comunicato per tutti, utilizza però gli enti che sono in costante contatto con la realtà dei paesi..

Gli enti italiani che lavorano in Colombia sanno benissimo (o dovrebbero saperlo) quale è la situazione. E’ da tempo che si consigliano le coppie che vorrebbero adottare bambini al di sotto dei 6 anni che forse la Colombia non è il paese in cui essere destinati. Oggi le reali prospettive su questo paese sono quelle relative a minori grandicelli (sopra i 7 anni), fratrie (2 o 3 fratelli), bambini con qualche problema di salute.

E’ evidente che chi sceglie la Colombia come paese di destinazione per poter accogliere un bambino al di sotto dei 6 anni, deve anche essere consapevole che l’attesa potrà durare a lungo ( 4, 5 e più anni).

 

Un caro saluto

Irene Bertuzzi

Area Tecnica Formazione di Ai.Bi.