Come può un bambino aspettare per due anni la sentenza della Cassazione?

Buongiorno.

Ho letto il vostro articolo che riportava la storia di una famiglia di Macerata che ha accolto la figlia di una ex suora vittima di uno stupro. Volevo condividere con voi alcune riflessioni.

Mi sembra evidente che i tempi della Cassazione non sono adeguati a vicende familiari di questo tipo. Per i bambini il tempo è un fattore di enorme importanza: è dimostrato che il tempo trascorso è percepito in modo differente dagli adulti e dai bambini; per i bambini è come se trascorresse molto più lentamente, quindi 2 anni e 2 mesi un bambino li percepisce come un tempo molto più lungo, rispetto a un adulto. Come può un tribunale prendere una decisione così importante per il futuro di un bambino dopo tutto questo tempo?
Si sa che la Cassazione non prende in considerazione ragioni di natura psicologica o altro: per decidere si basa solo su dati oggettivi e formali. E’ allucinante che un vizio di forma possa determinare un terremoto di questa portata per la vita di una bambina di 2 anni e pochi mesi. Non si poteva decidere prima? Non è possibile abolire la Cassazione per ciò che riguarda il diritto di famiglia? Possibile che ciò che ha indotto i giudici del tribunale per i Minorenni e della Corte d’Appello a lasciare la bambina con i genitori adottivi, non sia stato considerato valido e sufficiente dalla Cassazione?

Grazie,

Federica

 

giudiceCara Federica,

la Sua preoccupazione per le conseguenze dei tempi lunghi della giustizia sulla vita dei bambini e ragazzi è un tema su cui siamo perfettamente d’accordo e che troviamo sconvolgente, oltre che inaccettabile.

Tuttavia c’è qualche precisazione doverosa su questa storia: la famiglia che ha accolto la bimba nei suoi primi due anni e mezzo di vita non era una famiglia adottiva. Si è al contrario trattato di una famiglia affidataria, che dunque tecnicamente non era legata alla bambina con un vincolo familiare. Certo, i rapporti familiari sono prima di tutto sentimenti e quotidianità, e non basta certo il sangue per rendere genitori, mentre al contrario – come successo alla coppia della zona di Macerata – è sufficiente (e anzi necessario) l’amore, per sentirsi genitori e figli.

Probabilmente l’adozione non è mai stata pronunciata per questa bambina, perché due anni e mezzo è stato proprio il tempo in cui la giustizia ha fatto il suo corso, a partire dalla richiesta di quella madre naturale… Probabilmente il dolore di questa bimba e di quelli che fino ad oggi erano i suoi genitori non avrà mai fine…

C’è però da porre attenzione ad alcuni aspetti di questa vicenda.

Innanzitutto, non c’è affidamento familiare che non comporti la creazione e circolazione di amore, come pure il dolore al momento del distacco. Tutti i genitori affidatari, nel momento in cui termina il percorso di affidamento, vivono una prova difficile. Il dolore però è in questo caso la prova dell’esistenza di un forte sentimento, ed è bello che ci sia.

Altra considerazione è che il vero errore in questa vicenda è stato quello del Tribunale per i minorenni, che avrebbe dovuto distinguere tra le disponibilità all’adozione e le disponibilità all’affidamento: si tratta di istituti differenti, che comportano ruoli differenti e che non possono essere mescolati, almeno di regola, proprio perché altrimenti si creano equivoci sul percorso che si sta compiendo. La coppia intervistata, infatti, ha sostanzialmente criticato il tribunale per avere creato quella confusione iniziale di intenti.

Sicuramente questa storia è singolare, perché la suora aveva scelto in un primo momento di proseguire il proprio percorso di fede, anziché occuparsi della bimba. E che sia stata proprio una persona di fede a fare la scelta di “abbandonare” colpisce ancor di più! E’ anche vero però che la legge che nel nostro Paese consente di non riconoscere i bambini alla nascita ha una funzione importantissima: quella di evitare il ricorso all’aborto. La mamma naturale della bimba aveva scelto quindi la vita, e sapere che per il diritto non riconoscere il proprio figlio alla nascita non equivale ad abbandonarlo è comunque una cosa su cui riflettere.

 

Ufficio Diritti di Ai.Bi.