Con tutti i problemi che ci sono in Italia, perché lo Stato spende tanti soldi per accogliere i migranti?

Buongiorno,

leggo spesso sul vostro sito notizie relative al progetto “Bambini in alto mare”. L’accoglienza dei migranti, soprattutto dei più piccoli, è un tema frequente anche sulle pagine dei giornali e la vostra è sicuramente una lodevole iniziativa, ma secondo me non prioritaria rispetto alle altre necessità del nostro Paese. Sappiamo bene che l’Italia ha grossi problemi: per esempio, un numero altissimo di disoccupati e di minori a rischio, con famiglie che vivono situazioni di estremo disagio. Quindi mi chiedo: con tutti i problemi che ci sono nel nostro Paese, perché lo Stato dovrebbe spendere così tanti soldi per i cosiddetti Misna?

Grazie,

Matteo

 

 

CRINO (2)Caro Matteo,

la tua è una domanda più che legittima e sicuramente condivisa da molti. Ciò che è necessario precisare è che l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati è, per il nostro Paese come per gli altri che si affacciano sul Mediterraneo, un investimento per il futuro.

Da un punto di vista economico, infatti, le alternative sarebbero due. La prima: provare a resistere agli spostamenti di interi popoli in marcia, investendo le (poche) risorse disponibili nel rafforzare le difese della “fortezza Europa”. Ma non mi risulta che, nella storia, ci siano mai state mura invalicabili. La seconda: provare a guardare oltre l’emergenza e le difficoltà economiche di questi anni, scommettendo sulla costruzione di un futuro migliore per tutti, insieme a chi approda sulle nostre coste. Il migrante che in Europa riesce a ricostruirsi una vita crea ricchezza economica e sociale. Economica perché acquista beni e servizi e contribuisce, pagando le tasse, alla copertura dei servizi pubblici. Sociale perché rafforza i legami della comunità in cui vive e la mantiene fiorente. Investire in accoglienza e integrazione, quindi, crea più benessere e sicurezza per tutti.

La solidarietà che oggi dimostriamo a chi aiuta i migranti potrebbe pertanto rivelarsi il migliore investimento e la più efficace riforma per l’Italia di domani.

Purtroppo, però, molto spesso l’equazione “accoglienza uguale investimento” non è chiara alle nostre istituzioni. Basti pensare che, da circa un anno, Ai.Bi. gestisce Casa Mosè, un centro di prima accoglienza per Misna e Messina: un servizio che ha dato accoglienza, fin’ora, a circa 100 Misna e per i quali la nostra associazione non ha ricevuto neppure un euro dallo Stato, che quindi, spesso, spende meno di ciò che dovrebbe per garantire l’accoglienza. Se le cose resteranno così, non si potrà continuare a lungo ad accogliere degnamente chi fugge dalla guerra e della miseria.

 

Un caro saluto,

Antonio Crinò

Direttore Generale di Ai.Bi.