Congo, spiraglio per le coppie

spiragli congoUno spiraglio diplomatico per le 24 famiglie italiane bloccate da 2 mesi nella Repubblica Democratica del Congo con i propri figli adottivi potrebbe arrivare dalla legge del nostro Paese. L’Italia infatti non ammette né le nozze né le adozioni gay. A differenza di altri Paesi, come Stati Uniti, Canada o Spagna, in Italia non possono avvenire casi come quelli che hanno portato al blocco delle adozioni internazionali da parte del governo congolese.

A provocare lo stop di Kinshasa erano state 2 vicende: quella del bambino adottato da un single canadese gay e quella della famiglia Usa che ha dato in adozione a un’altra coppia americana il minore precedentemente adottato con il sistema del “re-homing”. A seguito di questi 2 casi, il governo di Kinshasa ora teme il “re-homing” a coppie gay, dove sono consentite le nozze tra persone dello stesso sesso.

Una circostanza che in Italia non può avvenire, come prova anche il fatto che la Russia non abbia escluso il nostro Paese dal blocco delle adozioni proprio dopo aver appurato che da noi non sono previste le adozioni gay.

Noi italiani paghiamo colpe altrui – ha affermato Marco Griffini, presidente di Amici dei Bambini –. Il governo del Congo ha alzato un muro, è anche stato rivolto un appello a papa Francesco, ma purtroppo la situazione è complicata: era già accaduto in Nepal e Cambogia. Serve una riforma dell’adozione internazionaleha concluso Griffini.

Per il momento, la linea è quella di smorzare i toni per non irritare la suscettibilità dei congolesi. A livello istituzionale, il Ministro dell’integrazione Cécile Kyenge attende a Roma una delegazione di Kinshasa per illustrare le norme che differenziano l’Italia dagli altri Paesi.

L’ambasciata italiana nella capitale africana, dal canto suo, è in costante contatto  con le 24 famiglie e l’Unità di crisi della Farnesina sta seguendo la situazione dopo il fallito colpo di Stato e le sparatorie nella capitale avvenuti nei giorni scorsi.

La preoccupazione tra i genitori italiani in Congo è sempre alta, come affermato da una delle madri adottive in una recente intervista: più che la paura per le violenze scoppiate nella capitale, i problemi maggiori sono quelli di ottenere il rinnovo del visto e di trovare il modo di portare a casa i figli adottati.

 

Fonte: La Stampa (03/01/2014, p.17)