Coronavirus. Come affrontare la terza ondata: l’esempio della Slovacchia

In soli due giorni testati 2,6 milioni di abitanti sui 5,5 totali. Esami nei fine settimana

Per Natale “il rischio è che la politica sia tentata di sdrammatizzare la situazione come successo in estate, per rilanciare l’economia. Questo non deve assolutamente succedere. Adesso bisogna organizzarsi per la terza ondata” del Coronavirus, “che arriverà a febbraio“. A parlare così, in un’intervista a IlGiornale.it, è Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’IRCCS Galeazzi di Milano. “La misura più estrema”, cioè quella di un nuovo lockdown, “sarebbe sicuramente in grado di fermare i contagi. Ma non ce la possiamo permettere”, sostiene il medico. “L’ideale – spiega ancora – è aspettare di capire in che modo evolve la situazione. Bisogna aspettare i risultati delle nuove misure e valutarne i segnali”.

Coronavirus e rischio terza ondata. La situazione “non è affatto semplice”

“La situazione – aggiunge – non è affatto semplice, ma si cominciano a intravedere segnali positivi. Il numero di casi giornalieri rispetto ai tamponi cresce un po’ meno. Inoltre stiamo assistendo a una piccola riduzione del Rt, l’indice di contagiosità. Adesso è fermo mediamente a 1,7, e questo al momento è un dato positivo”, anche se “bisogna aspettare ancora, perché il picco di ricoveri dovrebbe arrivare a fine novembre. Se sarà così, forse potremo passare un Natale leggermente più sereno. Un vero primo bilancio, dopo l’ultimo DPCM, potrà essere fatto solo la prossima settimana”.

Coronavirus. Come affrontare la terza ondata? Un esempio dall’Est dell’Europa

Mentre in Italia si fatica, però, c’è un piccolo Paese che ha dato prova di grande organizzazione, proprio come la grande Cina. Si tratta della Slovacchia, che all’inizio del mese di novembre ha deciso, per prevenire una nuova ondata, di effettuare una massiccia campagna diagnostica a livello nazionale: solo nel primo fine settimana di novembre sono stati testati 2,6 milioni di abitanti sui 5,5 complessivi. I tamponi sono stati effettuati con l’ausilio di militari anche da oltreconfine, con il supporto di Austria e Ungheria. In totale sono risultate positive 25.850 persone a cui è stata offerta la possibilità di isolarsi per 10 giorni a casa propria o trasferirsi nelle strutture messe a disposizione dal Governo.

“È la più grande operazione logistica dall’indipendenza“, ha spiegato commentato il ministro della Difesa slovacco, Jaro Nad, il quale ha spiegato che questo provvedimento si è reso necessario perché il Paese è “in una situazione peggiore della Repubblica Ceca, pur essendo due o tre settimane indietro. Non c’è alternativa: o test di massa o rigido lockdown”. Un esempio da seguire?