Coronavirus e Fase 2. Che fine farà il volontariato in Italia?

Nel Paese la povertà aumenta a dismisura. +114% le persone che ricorrono alle mense Caritas. Ma il Terzo Settore è dimenticato

Che fine farà il volontariato? In tutta Italia si contano circa 350mila organizzazioni no profit, con 800mila dipendenti, che arrivano là dove lo Stato non può intervenire, a supporto dei più deboli e di chi soffre. Soprattutto in questa fase di emergenza Coronavirus, in cui le tensioni sociali si sono inevitabilmente acuite. E sei milioni sono i cittadini italiani che prestano, gratuitamente, il proprio tempo a servizio degli altri.

Volontariato e Coronavirus in Italia: i numeri

A dare i numeri ci ha pensato, in un articolo firmato da Tiziana Lapelosa, il quotidiano Libero. Eppure questo esercito della bontà e della solidarietà, con il Covid-19, sta soffrendo. Tanto che il Forum del Terzo Settore ha lanciato la campagna #Nonfermateci, per chiedere al Governo Conte un adeguato sostegno a chi costituisce la spina dorsale solidale del Paese.

Sì, perché, nonostante la grave situazione contingente, quello del volontariato è un settore poco preso in considerazione dall’esecutivo, se è vero che i 23 milioni di euro messi a disposizione per i progetti nel 2019 sono scesi, nel 2020, ad appena 12. E anche con la cosiddetta Fase 2 dell’emergenza le risposte sono poche.

Volontariato e Coronavirus in Italia: le difficoltà aumentano con il distanziamento

Inoltre, con il “distanziamento sociale”, le difficoltà aumentano enormemente. Si pensi, ricorda ancora l’articolo di Libero, all’assistenza a persone con problematiche fisiche e psichiche, impossibile da svolgere a distanza. Le problematiche economiche degli italiani, poi, fanno il resto. Basti, su tutti, un dato: il numero delle persone in coda alle settanta mense della Caritas sparse sul territorio nazionale sono aumentate, dall’inizio del lockdown, del 114%.

Chi assisterà queste persone se lo Stato abbandona il Terzo Settore? Una domanda che, forse, sarebbe meglio non porsi.