Coronavirus e zone rosse. L’apertura forzata delle prime medie. Una scelta politica e uno spreco senza senso?

A spingere in tal senso sarebbe stato il ministro Lucia Azzolina. Ma alcuni plessi scolastici resteranno aperti solo per pochi alunni…

Nelle zone rosse da oggi, venerdì 6 no vembre 2020, tutte le persone sono chiuse in casa. Agli arresti domiciliari, o quasi. Sono gli effetti del nuovo DPCM per il contenimento del contagio da Coronavirus firmato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte martedì 3 novembre. Eppure, sorprendentemente e nonostante in molti le abbiano additate come il vettore principale del contagio, le scuole resteranno aperte. Questa soluzione è prevista per le classi fino alla prima media. Ma, con intere classi prime chiuse per quarantena, altre decimate per la quarantena di familiari, la maggior parte delle scuole medie resteranno di fatto aperte solo per qualche decina di alunni.

Coronavirus e zone rosse: le scuole aperte hanno un senso?

Ha un senso tutto questo? A imporsi per mantenere aperte le scuole anche nelle aree più critiche sarebbero stati, secondo indiscrezioni della stampa (Il Fatto Quotidiano), il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina e alcuni esponenti del Comitato Tecnico Scientifico. Su tutti il professor Giuseppe Ippolito dello Spallanzani di Roma e il professor Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità, che si è espresso sollevando il problema, piuttosto, dei mezzi di trasporto e del dopo-scuola. Il verbale della riunione che ha preceduto la firma del DPCM rileva come siano state sollevate preoccupazioni, da parte di esponenti del CTS, per il disagio “psichico e sociale” per i ragazzi che saranno costretti a seguire le lezioni da casa.

A spingere per la stretta, invece, sarebbero stati gli esponenti del Partito Democratico, che avrebbero addirittura puntato a una chiusura totale delle scuole. Una misura drastica, certo. Ma bisogna considerare che, con l’attuale situazione, si potrebbe verificare anche un enorme spreco di risorse per mantenere alcuni plessi scolastici aperti per pochi alunni. Ne valeva la pena? Una riflessione, forse, non era sbagliato farla.