Corriere della Sera. Griffini (Ai.Bi.): “Che cosa ci aspettiamo dalla ministra Boschi? Che freni la fuga delle famiglie dall’adozione internazionale”

graficoIl “Corriere della Sera” torna sul tema delle adozioni internazionali, mettendo in luce le principali cause della crisi del sistema adottivo italiano e rivelando come gli addetti ai lavori affidino ora al ministro Maria Elena Boschi, neopresidente della Commissione Adozioni Internazionali, le loro speranze di far ripartire una realtà da troppo tempo paralizzata.

La giornalista Margherita De Bac, che già nei mesi scorsi aveva denunciato la situazione di stallo della Cai e delle adozioni internazionali nel nostro Paese, parte dai dati. Inconfutabili e drammatici. I bambini stranieri adottati in Italia nel 2010 furono 4.130. Per il 2015 le stime effettuate da Amici dei Bambini e della presidente della Commissione bicamerale per l’infanzia Micaela Vittorio Brambilla parlano di non oltre 2.010 piccoli adottati: meno della metà rispetto a 5 anni prima. Oltre ai bambini, crollano anche le coppie disposte ad accogliere bambini stranieri: una fuga delle famiglie denunciata dal presidente di Ai.Bi. Marco Griffini, che ha visto dimezzarsi le coppie pronte ad aprirsi all’adozione.

Tra le cause della crisi, De Bac cita i costi, “fino a 35-40mila euro”, il peso “opprimente della burocrazia”, i tempi lunghi di attesa. “Tre coppie su 10 aspettano più di 2 anni – si legge sul Corriere -, quasi 2 su 10 anche 4”. Senza contare gli “incidenti di percorso drammatici”, come quello relativo alle adozioni dei bambini della Repubblica Democratica del Congo. “Una cinquantina di piccoli – ricorda De Bac -, già con cognome italiano, a tre anni dall’abbinamento, devono ricongiungersi alle loro nuove famiglie, lasciate sole, senza notizie.

Ecco il punto cardine della crisi: le famiglie abbandonate a sé stesse, la scarsa trasparenza informativa, la mancanza di collaborazione con gli enti autorizzati. Ovvero la paralisi della Cai.

Una situazione davanti alla quale enti e famiglie hanno chiesto mille volte una svolta. Svolta che potrebbe essere arrivata con la nomina, avvenuta in occasione del Consiglio dei Ministri del 10 maggio, del ministro per le Riforme Maria Elena Boschi al ruolo di presidente della Cai. “All’origine del ricambio al vertice – scrive De Bac – forse c’è proprio la tensione che si è venuta a creare in seguito al caso Congo, gestito in un modo che sembra aver creato attriti anche interni”.

È proprio sul ministro Boschi che si concentrano le speranze sia degli addetti ai lavori che delle famiglie italiane. “Dalla nuova presidente della Cai ci aspettiamo innanzitutto che si impegni per frenare la fuga delle coppie italiane dall’adozione internazionale – dice Marco Griffini di Ai.Bi. -. Per farlo è necessario per prima cosa fare ripartire l’Autorità Centrale dopo oltre due anni di stallo. Al ministro Boschi chiediamo quindi che si prodighi affinché la Cai torni a essere un punto di riferimento per gli enti e per le famiglie adottive.