Così dopo 8 mesi ci hanno tolto il figlio nato da un utero in affitto

UTERO IN AFFITTOUn bambino nato dall’ovulo di una donna e dal seme di un uomo ancora sconosciuto, cresciuto nell’utero di una mamma “prestata”, allevato per mesi da un’altra mamma e da un padre non legittimo, sottratto loro dalla legge, spostato in una casa famiglia e poi dato in adozione. È l’incredibile trafila di un bambino nato in Russia con la tecnica dell’utero in affitto. Una vicenda che ha portato mille sofferenze a lui e alla famiglia che tanto lo aveva desiderato.

Una coppia, quella formata da Donatina e Giovanni Campanelli, con cui la vita era stata già drammaticamente crudele in passato. Il loro primo figlio biologico fu portato via dal tragico terremoto che il 31 ottobre 2002 portò in cielo 27 bambini di una scuola di San Giuliano di Puglia, in Molise.

Da allora, i Campanelli, che vivono a Colletorto – 2mila abitanti – hanno tentato tutte le strade, percorribili e non, per riempire il vuoto che il loro piccolo angelo aveva lasciato. In 13 anni hanno attraversato una serie interminabile di aborti, 5 fecondazioni assistite all’estero, la domanda – non andata a buon fine – di adozione, quindi la decisione finale. L’ultima spiaggia: commissionare un figlio via internet a una società russa attraverso la maternità surrogata. L’embrione, formato dal seme di Giovanni e dall’ovulo di una donatrice, sarebbe cresciuto nell’utero “in affitto” di un’altra donna.

A febbraio 2011 sembra giunta finalmente la felice conclusione della vicenda. A Mosca nasce un bambino che sia le autorità russe che quelle consolari italiane riconoscono come figlio dei Campanelli.

Ma i mesi successivi si rivelano un inferno. Il Comune di Colletorto non registra il neonato come figlio della coppia e il consolato russo attesta che nei documenti di Donatina e Giovanni vi sarebbero “false dichiarazioni dello stato civile”. Parte quindi la segnalazione al Tribunale per i Minorenni di Campobasso. Nel frattempo, nell’estate 2011, l’esame del Dna rivela che il piccolo non ha nemmeno il patrimonio genetico del padre. I Campanelli pensano al raggiro: ci sarà stato uno scambio di gameti nella clinica russa o un errore in provetta. Loro assicurano: “Siamo partiti con i nostri gameti, poi non sappiamo cosa sia accaduto”.

Fatto sta che una mattina, a ottobre 2011, “hanno bussato alla porta e ce lo hanno tolto”. Il bambino resta per 16 mesi in una casa famiglia, quindi viene adottato: finalmente, nel 2013, ha un’identità definitiva.

Ma negli 8 mesi passati con Donatina e Giovanni, i 3 erano diventati una famiglia: loro – prigionieri dell’attesa e dell’angoscia – per lui erano comunque i suoi genitori. Per questo i Campanelli non si rassegnano e decidono di fare ricorso alla Corte Europea per i diritti umani. I giudici di Strasburgo, però, danno loro torto affermando che “la condotta dei ricorrenti è stata contraria alla legge” e che invece la decisione delle autorità italiane era legittima. Ma lo Stato viene comunque condannato al pagamento dei danni morali e delle spese processuali perché la sentenza del Tribunale per i Minorenni non aveva tenuto conto degli interessi del bambino, “allevato di fatto da due genitori che gli sarebbero stati sottratti”. Il processo è ancora in corso perché l’Italia ha impugnato la sentenza di Strasburgo.

Donatina e Giovanni, però, oggi possono, almeno in parte, mettere alle spalle quella sofferenza. La natura ha fatto quello che il cocktail di scienza, errori, presunti raggiri e giurisprudenza avevano impedito. All’età di 48 anni, Donatina ha partorito un bambino. Che nessuno potrà portargli via.

 

Fonte: il Giornale