Covid: è in atto la quinta ondata. A luglio il picco

Si rialzano velocemente i contagi e salgono anche ricoveri e terapie intensive, seppure in maniera non allarmante. È la quinta ondata dovuta a Omicron 5. Ma vaccini e minore invasività del virus dovrebbero scongiurare scenari peggiori

Omicron! È questa la variante del virus SARS CoV-2 che sta facendo rialzare repentinamente la curva dei contagi. Più precisamente è Omicron 5, ovvero la sottovariante ormai prevalente anche in Italia dopo esserlo diventata un po’ dappertutto: i nuovi casi sono più che raddoppiati e anche le percentuali di ricoveri e ingressi in terapia intensiva hanno registrato incrementi, seppure a livelli lontani da quelli dei precedenti picchi e non particolarmente preoccupanti, anche guardando a quello che è successo in altri Paesi che hanno già affrontato la nuova ondata di contagi, sgonfiatasi senza arrivare a intasare gli ospedali.

Quinta ondata. Omicron 5: rialzo dei contagi da monitorare senza allarmismi

Rimane il fatto che la situazione sia da monitorare attentamente, anche perché in Italia il picco ancora deve arrivare, probabilmente intorno alla metà di luglio. Al momento, sottolineano gli esperti, in terapia intensiva entrano per lo più soggetti anziani con più patologie e persone non vaccinate, anche se in misura minore. E proprio i vaccini, una volta di più, sono l’arma principale con la quale difendersi: in autunno, come spiegato nei giorni scorsi, arriverà con ogni probabilità il nuovo richiamo per gli over 50, sperando che la campagna abbia più successo di quella per la quarta dose che ha raggiunto solo il 18% degli over 80.
Intanto, uno studio pubblicato su Science Immunology ha provato a spiegare come mai anche alcuni individui vaccinati si ammalino gravemente fino a necessitare del ricovero in terapia intensiva. La “colpa” è di alcuni anti-anticorpi, presenti naturalmente già prima della vaccinazione o dell’infezione, che interferiscono con gli anticorpi contro il Covid sviluppati grazie ai vaccini e ne indeboliscono le risposte. Studiare la presenza di questi anti-anticorpi (che agiscono contro l’interferone) è importante per individuare quei soggetti che sono ad alto rischio di contrarre il Covid-19 in maniera grave.

Utilizzo delle mascherine: esperti divisi

Tornando alla situazione più generale e alle prospettive future, i virologi non hanno pareri unanimi su quelli che potrebbero essere gli sviluppi: diversi di loro sono convinti che l’incidenza del virus sia destinata a indebolirsi ulteriormente, diventando sostanzialmente come un raffreddore; si veda, per esempio, quando succede in Gran Bretagna dove anche per i positivi l’isolamento è ormai solo “consigliato” e non più obbligatorio. Altri, invece, sono molto più cauti, temendo che ci siano ancora possibilità che il virus diventi più contagioso e pericoloso. Da qui il loro invito a tenere la mascherina sempre, almeno quando si è in ambienti chiusi, nonostante le indicazioni ufficiali abbiano ormai allentato quasi del tutto le restrizioni.