La vera crisi dell’adozione internazionale? Disinteresse politico e culturale

Continua il dibattito sui piccoli numeri dell’adozione internazionale. “È arrivato il momento di superare la crisi?” oggi ospitiamo un contributo del nostro direttore “Solo un vero interesse politico e un nuovo approccio culturale permetteranno di superare la crisi dell’adozione

I primi numeri diffusi dalla Commissione per le Adozioni Internazionali (CAI) all’andamento delle adozioni internazionali nell’annualità 2018, dimostrano che le difficoltà di cui soffre l’universo adottivo in Italia non sono assolutamente superate.

Restano le stesse criticità che erano state denunciate lo scorso 15 febbraio, nel corso di una Conferenza in Senato sul tema ‘Adozioni internazionali: un bene per tutti’,  da 20 Enti Autorizzati. E’ stato chiesto a gran voce il sostegno del mondo politico verso quest’alta forma di genitorialità che, tuttavia, a differenza di tutte le altre, ancora non è riconosciuta e promossa in concreto come tale dallo Stato.

La svolta per un rilancio delle adozioni internazionali in Italia risiede necessariamente in nuovo interesse politico al tema, completamente assente nelle agende politiche dei governi degli ultimi anni.

E’ questa la vera causa della crisi delle adozioni internazionali in Italia: il disinteresse della politica.

Un Paese che crede veramente nell’adozione internazionale dovrebbe iniziare ad inserirla come tema irrinunciabile nella proprio politica estera. L’Italia è il paese che in assoluto  ha sottoscritto il maggior numero di accordi bilaterali per l’ adozione internazionale con i paesi di origine (da qui il grande numero di adozioni realizzate negli anni d’oro ) : ora è da più di sei anni che non viene firmato un nuovo accordo, eppure vi sono paesi che sarebbero disponibili ad iniziare o riprendere collaborazioni con l’Italia per la loro infanzia in difficoltà familiare.

A ciò si unisce un errato approccio culturale al tema della adozione internazionale, che colpisce i vari paesi del mondo.

L’abbandono dei minori non viene considerato – ad iniziare dalla stessa UNICEF – una vera emergenza  umanitaria , pertanto, non degno di monitoraggio.

Così mentre sappiamo con esattezza – perché ogni anno ce lo ricordano i report delle varie organizzazioni umanitarie internazionali – quanti sono i minori afflitti dalle varie malattie, quelli denutriti, quanti non vanno a scuola, quanti sono costretti a lavorare, quanti vengono arruolati dai vari eserciti africani, nulla sappiamo su quanti siano i minori costretti a vivere in istituti e orfanotrofi o per le strade delle varie metropoli del mondo.

Di abbandono non si muore! Comunque, in un modo o nell’altro altro si sopravvive: perché dunque considerarla una emergenza umanitaria?

Per un minore abbandonato è sufficiente una “buona” assistenza: più sicura e meno “pericolosa” dell’adozione internazionale.

Così mentre, secondo le varie stime,  i minori fuori famiglia aumentano in ogni paese, le adozioni sia nazionali che internazionali diminuiscono.