Cristina Sacchi: “Ebbene sì, sono una mamma di casa famiglia”

casa-famiglia-milanoEssere mamma due volte: per i minori accolti e per  le loro famiglie di origine. È questa l’essenza del ruolo della mamma di una casa famiglia. Ne è certa e lo afferma con orgoglio Cristina Sacchi, che dal 2011 accoglie bambini provenienti da situazioni di estremo degrado sociale. La sua storia è salita, suo malgrado, agli onori delle cronache a causa di una decisione dell’Inps prima e del Tribunale di Milano poi, secondo cui Cristina non sarebbe una mamma, ma si limiterebbe a gestire una comunità per minori in difficoltà.

E invece Cristina la mamma la fa davvero, nella casa famiglia “La tenda di Giobbe” di Amici dei Bambini, in provincia di Milano. In questi giorni non ha voluto mancare alla XXIII Settimana delle Famiglie di Ai.Bi., a Gabicce Mare.

Che cosa fa la mamma in una casa famiglia?

Quello che fa una mamma normale. Si alza, prepara la colazione, accompagna i bambini a scuola, li va a riprendere, fa i compiti con loro. Ma soprattutto raccoglie le loro lacrime, i loro calci quando sono infuriati, le loro confidenze quando sono tristi. E poi li cura quando non stanno bene e cerca di trasmettere loro dei valori.

Come si relaziona con i minori accolti?

La quasi  totalità di loro, quando arriva, è totalmente priva di regole, perché i loro genitori biologici non sono stati in grado di educarli. Non sanno stare a tavola, mangiano in modo disordinato e, a causa della loro alimentazione scorretta, spesso sono anche malati. Il mio compito è quello di mettere ordine nella loro vita. E infatti, dopo qualche tempo in casa famiglia, mangiano di tutto e stanno meglio anche in salute. L’insofferenza alle regole dura poco, ben presto capiscono che l’educazione che la mamma affidataria cerca di trasmettere loro è qualcosa di positivo.

Che rapporto hanno i bambini accolti con i suoi figli biologici?

A volte non facili. L’importante però è non fare emergere le differenze. Quando usciamo tutti insieme la gente quasi non distingue i nostri figli biologici da quelli affidati. E poi in casa ognuno ha un suo compito. Per esempio, il più grande dei ragazzi accolti attualmente ha 17 anni e mi aiuta spesso in cucina oppure aiuta i fratelli più piccoli.

Qual è il fine ultimo del fare la mamma in una casa famiglia?

Fare vedere a questi ragazzi che esiste un modello di famiglia accogliente e accudente, diverso da quello che loro hanno potuto sperimentare con i propri genitori, con cui spesso i rapporti sono basati sulla violenza o sul disinteresse.

Che differenza c’è tra una mamma e un’operatrice di casa famiglia?

L’educatrice segue i bambini per lavoro, ha degli turni, è presente quasi solo di pomeriggio, nei giorni festivi non viene. Il loro apporto è fondamentale, ma il ruolo della mamma è diverso. Quelli che accogliamo sono bambini che vanno amati: e una mamma ama i propri figli. Ogni volta che arriva una telefonata che ci annuncia l’arrivo di un nuovo bambino, per me è come un test di gravidanza con esito positivo.