Crollo delle nascite: la fertilità scompare in silenzio. Ma gli italiani non lo sanno…

sterilitàSterilità, questa sconosciuta… Lo studio “Diventare genitori oggi. Indagine sulla fertilità/infertilità in Italia”, condotto dal Censis in collaborazione con la Fondazione Ibsa, ha messo in evidenza come l’impossibilità di fare figli sia un problema fortemente presente nella nostra società, ma anche molto poco conosciuto. Pur essendo la causa principale, insieme a una serie di motivazioni di ordine economico, della sempre più preoccupante crisi delle nascite nel nostro Paese. Nel 2013, infatti, sono nati 62mila bambini in meno rispetto al 2008: con i suoi 514.308 neonati, il 2013 rappresenta l’anno nero delle culle italiane, il peggiore dal 1862.

Delle cause di questo fenomeno si è discusso a Roma nel corso di un convegno al Senato, al quale hanno partecipato, tra gli altri: Giuseppe Zizzo, segretario della Fondazione Ibsa, Ketty Vaccaro, responsabile del settore Welfare e Sanità del Censis, Teresa Petragnolini, consigliere regionale del Lazio e componente della Commissione Sanità, Piergiorgio Crosignani, già docente di ostetricia e ginecologia all’Università degli Studi di Milano.

Due i temi principali al centro del dibattito.

Innanzitutto, il crollo delle nascite. Il dato che emerge maggiormente è relativo all’età dei genitori: i giovani sotto i 34 anni fanno figli sempre più raramente, mentre si alza l’età media delle partorienti. “La preoccupazione del voler fare figli – denuncia Vaccaro – sorge solo dopo i 35 anni”: Di conseguenza è che l’Italia ha uno dei tassi di procreazione più bassi d’Europa: il nostro “è stato il Paese a più bassa natalità per 10 degli ultimi 15 anni”, evidenzia Crosignani.

Eppure la genitorialità continua a essere vista come “realizzazione soggettiva e personale”, rileva ancora Vaccaro. Senza più differenze di genere: “Essere genitori è importante per entrambi. La dimensione femminile non ha più maggiore importanza”.

Allora perché si fanno pochi figli? Per la maggior parte degli intervistati, le cui risposte sono state analizzate nello studio del Censis, la causa centrale è quella economica, connessa alla precarietà dei giovani. “I figli costano in quanto investimento – rivela Vaccaro –. La paura del futuro fa da deterrente anche nell’immaginario di poter avere un figlio”. E secondo molti “le politiche pubbliche potrebbero aiutare con sussidi economici o maggiori servizi”.

Anche l’infertilità è vista come ragione del crollo delle nascite. Ma pur essendo presente nella cultura collettiva, è un tema molto poco conosciuto. E qua sta il secondo punto focale discusso nel convegno romano. Quasi ignote le sue vere cause: il 30% l’attribuisce generalmente allo stress, più della metà ritiene sia un fenomeno quasi esclusivamente femminile, il 24% non sa proprio rispondere. In realtà, come evidenziato da Crosignani, la prima causa è l’età: il ridotto desiderio di figli e il continuo rinvio del primo concepimento riducono la possibilità di avere un bambino. La fertilità, insomma, scompare in silenzio. E poco può fare la fecondazione in vitro: questa garantisce la procreazione nel 26% dei casi fino ai 33 anni, percentuale che si abbassa al 16% a 37 anni e a meno del 2% oltre i 43 anni. Per non parlare dell’eterologa: nonostante sia stato raggiunto un accordo di massima sui costi, restano comunque forti contraddizioni. Come in Lazio, dove, ricorda Petrangolini, “se partisse l’eterologa, non ci sarebbero le banche di gameti”.