Da Lampedusa a Milano: ecco come si diventa da profughi, clandestini

 bambino nero di spalla 200Determinati a ricongiungersi, non li hanno fermati né i flutti del Mediterraneo né i vincoli di legge. Due fratelli eritrei, Alex di 23 anni e Barafat di dieci, arrivati a Lampedusa in momenti diversi, hanno fatto in tempo a riabbracciarsi prima di essere separati nuovamente dalle autorità.

Il maggiore è uno dei superstiti al naufragio avvenuto il 3 ottobre. Dopo alcune settimane trascorse nel Centro di prima accoglienza di Lampedusa, il giovane è stato trasferito a Roma. Il fratellino, arrivato in Italia a bordo di un altro barcone, è stato inserito in una comunità educativa in Sicilia. Ma i due fratelli sono riusciti a restare in contatto e poi fuggire dai rispettivi alloggi per ricongiungersi.

Adesso vivono da clandestini a Milano, supportati dalla comunità eritrea che fa base nella zona di Porta Venezia. L’obiettivo di Alex è raggiungere la Germania, dove insieme ad altri connazionali spera di trovare lavoro. Il fratellino è combattuto tra la voglia di seguirlo nel viaggio verso il nord Europa e la nostalgia per Lampedusa, dove ha assaporato la serenità di una vita in famiglia.

A Lampedusa la casa di Bartolomeo Maggiore, detto Lillo, è una di quelle sempre aperte per i profughi. Un via vai continuo di giovani africani a pranzo e cena, che continua da anni. Con il piccolo Barafat il rapporto è stato particolarmente forte.

Il bambino ha frequentato la famiglia solo per una settimana, prima di essere trasferito. Ma gli è bastato per farsi amare e sapere che quello che vuole è una famiglia. Al telefono, tutte le volte che chiama i suoi amici di Lampedusa, Barafat ripete nel suo inglese stentato:«Lillo, I with you». E l’isolano vorrebbe volare a Milano per portarselo subito con sé, ma non può. Confida il signor Maggiore: «Ho fatto regolare richiesta per poter prendere in affido il bambino, ma finora non si è mosso niente. La mia famiglia è pronta, aspetto solo un ok».

Intanto Barafat vive di quello che può offrirgli la comunità eritrea residente in Lombardia.

Il fratello Alex sta racimolando i soldi necessari per comprarsi il biglietto verso Berlino, Barafat deve forse ancora capire che può (e deve) vivere da bambino. Lui che, a dieci anni, ha camminato per dieci giorni nel deserto; sofferto la fame e la sete; assistito al crollo di altri compagni di viaggio; sfidato il mare e il freddo; attraversato da fuggiasco tutta l’Italia. Un’odissea che se non fosse drammatica, sarebbe la leggenda di Barafat.  Che ha solo dieci anni, ma non lo sa.