Dal pane al latte in polvere: di cosa hanno bisogno i bambini siriani?

siriaDal nostro inviato (Luigi Mariani) – Pane, latte in polvere, medicine, ma anche assistenza psicologica o più semplicemente spazi fisici e ideali dove svagarsi, non pensare alle atrocità della guerra e ritrovare una parvenza di normalità. Le comunità dei villaggi della provincia di Idlib, a nord della Siria, dove Amici dei Bambini è presente insieme al partner Syrian Children Relief, hanno bisogno di questo e tanto altro.

Ma cosa è stato fatto di concreto, fino a oggi, per affrontare i bisogni della popolazione coinvolta nel conflitto, e in particolare delle categorie più vulnerabili, come donne e bambini?

Con i fondi stanziati da Ai.Bi., è stato innanzitutto possibile distribuire, tra gennaio e febbraio, quasi 7000 litri di carburante a circa 100 famiglie, dislocate fra i centri di Binnish, Sarmin e Taftanaz: questo ha permesso a oltre 500 persone – per lo più donne e bambini – di alimentare i generatori collegati agli impianti di riscaldamento e di far fronte così ai rigori dell’inverno.

Sono stati inoltre acquistati 3.000 euro di medicinali di vario genere, che sono stati distribuiti presso 4 cliniche locali, con i quali si è potuto rispondere al fabbisogno di circa 300 pazienti nell’area. Si tratta per lo più di  cliniche di fortuna, perché gli ospedali, in queste zone, non sono più operativi: mancando lo stato, non ci sono più i fondi pubblici necessari per mantenere le strutture e il personale. Sono stati pertanto ricavati degli spazi sotterranei, attrezzati con le attrezzature disponibili, dove medici, infermieri e altri volontari della comunità si danno il cambio per soccorrere le vittime di guerra o le persone malate. In queste cliniche, la degenza è ridotta al minimo e, oltre che per le ferite causate dalle esplosioni e dalle armi da fuoco, le persone vengono curate per malattie respiratorie causate dal freddo (come polmoniti e bronchiti), insufficienze renali e pressione alta, per lo più dovuta alla situazione di stress e pericolo. I bambini, in particolare, soffrono spesso di gastroenteriti e attacchi di panico: a volte non riescono né a mangiare, né a dormire, per paura delle esplosioni. Al momento, poco possono fare i medici (che continuano a operare a titolo volontario): mancano, infatti, specialisti che potrebbero seguire i piccoli attraverso un percorso più mirato.

Infine, Ai.Bi., anche grazie al contributo del sostegno a distanza, sta supportando, con cadenza mensile, 14 famiglie che danno ospitalità ad altrettanti orfani di guerra, garantendo così a circa 70 persone un livello minimo di sostentamento, in un contesto in cui i generi di prima necessità scarseggiano.

Quanto è stato fatto finora, tuttavia, rappresenta solo l’inizio. Le richieste di assistenza provenienti da queste comunità, infatti, sono continue. Alcune di esse sono state recepite, elaborate e quindi trasferite in un progetto che prevede diversi interventi di sostegno alla popolazione di Binnish e dei villagi limitrofi, da realizzare nei prossimi mesi. Interventi in cui Ai.Bi. crede fermamente, perché mirati non solo a proteggere e sostenere le comunità colpite più duramente dal conflitto, ma anche a fornire alle stesse gli strumenti necessari per rafforzarsi e rispondere in maniera più strutturata ed efficace all’emergenza.

 

In questo momento, c’è bisogno di tutto l’aiuto possibile, da parte di tutti. Non restiamo a guardare.

Se vuoi dare anche tu il tuo contributo ai progetti di Ai.Bi. in Siria, per garantire ai bambini e alle famiglie siriane il diritto di sentirsi a casa, nel proprio Paese, visita il sito dedicato.