Dalla Siria al Mediterraneo: le bombe e il mare uniscono i bambini in un unico tragico destino di morte

siria-scuola-bambiniLe bombe, per loro stessa natura, hanno sempre fatto del male. Il mare, al contrario, per i bambini è un luogo di divertimento e di gioco. Il corto circuito della storia contemporanea, tuttavia, è riuscito ad accomunare le due cose – le bombe e il mare – e a renderle entrambe strumenti di morte per l’infanzia più disperata. Le cronache degli ultimi giorni sono piene, ancora una volta, di piccole vittime: quelle della guerra in Siria da una parte e quelle delle traversate del Mediterraneo dall’altra.

È di 151 migranti morti, tra cui molti minori, il bilancio degli ultimi tragici naufragi. Nella notte tra mercoledì 26 e giovedì 27 ottobre, una petroliera ha recuperato, di fronte alle coste libiche,  oltre a 29 superstiti, anche 97 corpi senza vita, tra cui 3 donne e un bambino. Tutti annegati nel tentativo di attraversare il Canale di Sicilia a bordo di un gommone stracarico che si è ribaltato a causa del maltempo. Le stesse ragioni hanno provocato un secondo naufragio nel quale hanno perso la vita altre 51 persone. I loro compagni di viaggio sopravvissuti – 284 uomini, 25 donne, di cui molte incinte, e 31 minori non accompagnati – sono sbarcati giovedì nel porto di Augusta e hanno descritto la tragedia che ha colpito gli altri migranti che viaggiavano con loro. All’incirca nelle stesse ore, approdava a Reggio Calabria una nave con a bordo altri 12 cadaveri, recuperati da un gommone alla deriva a 26 miglia dalla costa libica.

Numeri che si aggiungono a quelli drammatici che hanno fatto del 2016 l’anno peggiore nella storia recente delle migrazioni via mare. Secondo i dati forniti dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, i migranti che hanno perso la vita nel Mediterraneo dal 1° gennaio sono già 3.800, di cui 600 erano bambini.

Per i piccoli migranti, purtroppo, neppure arrivare vivi sulle coste italiane rappresenta una salvezza. I quasi 20mila giunti nel 2016 non accompagnati hanno trovato ad attenderli quasi sempre un sistema di accoglienza impreparato, che tende a collocarli nei grandi centri perennemente al collasso e in condizioni promiscue, da cui molto spesso i giovani migranti soli cercano di scappare, facendo perdere le proprie tracce e rischiando di finire nel tunnel dell’illegalità. L’alternativa c’è e Amici dei Bambini la promuove da anni con la sua campagna Bambini in Alto Mare: l’affido famigliare dei minori stranieri non accompagnati, a cui migliaia di famiglie hanno dato la loro disponibilità.

Ancora peggiore, se possibile, la situazione in Siria. Dove le scuole, e quindi i bambini, sono sempre più spesso l’obiettivo dei bombardamenti. È salito a 22 alunni e 6 insegnati il bilancio del raid che mercoledì 26 ha colpito una scuola del villaggio di Has, nella provincia di Idlib. Altri 6 bambini sono morti ad Aleppo, dove gli esperti hanno rilevato che 3 minori su 5 hanno problemi di salute legati a disturbi psicologici. “La comunità internazionale deve manifestare la vera volontà, attraverso i fatti, che cerca il bene del popolo siriano, derubato della sua dignità”, ha detto padre Ibrahim Alsabagh, parroco della comunità latina di San Francesco d’Assisi ad Aleppo.

Raccogliamo quindi l’appello di padre Ibrahim. Aiutiamo con i fatti il popolo siriano. Per farlo, puoi effettuare anche tu una donazione o un versamento sul conto corrente 3012 intestato ad Amici dei Bambini e sostenere Ai.Bi. nella costruzione del nuovo ospedale pediatrico ricavato sotto la collina: un centro sanitario al riparo dalle bombe che offrirà assistenza a centinaia di pazienti al giorno, con particolare cura dei bisogni dei più piccoli.

 

Fonte: Avvenire