Delega CAI a Della Monica. Gli enti: «Senza una presidenza politica, la Commissione può finalmente tornare operativa»

bambini_haiti 200La notizia della delega a Silvia della Monica è stata accolta con ottimismo dai rappresentanti dei primi enti intervistati. Gianfranco Arnoletti, presidente del Cifa, commenta a caldo: « Renzi sarebbe stato un interlocutore difficile, visti gli impegni che ha. Quindi questa delega è un bene, perché serve un presidente operativo, che ha quindi la facoltà e i mezzi di intervenire con i tempi che sono richiesti dall’adozione internazionale. Uscire dalla politica è un elemento positivo, vista l’esperienza degli ultimi anni. Naturalmente è prematuro esprimere qualunque forma di giudizio: con il tempo avremo sicuramente modo di valutare la decisione di Matteo Renzi». Monya Ferritti, presidente del Care, aggiunge: «Questa delega vogliamo interpretarla come un investimento nella politica delle adozioni. Per noi era più preoccupante il mantenimento della delega a Renzi, sapendo quanto è occupato il primo ministro e quante sono le questioni sul tavolo della Cai che hanno bisogno di essere risolte con urgenza». Ma la Ferritti solleva qualche perplessità su una condizione inedita, ovvero « la convivenza di vicepresidenza e presidenza della Cai nella stessa persona» che in qualche modo dovrà essere risolta.  Augurando buon lavoro alla dottoressa Della Monica, la presidente del Care, auspica che «venga convocata al più presto una riunione della Cai, visto che la Commissione non si riunisce da quattro mesi».   Soddisfatta anche Fiammetta Magugliani, presidente del Nova:« La notizia mi ha sorpreso molto positivamente, visto che eravamo in una fase di stallo con Renzi.  Si spera che la commissione riprenda effettivamente li lavori chele sono propri, non avendo più paramenti. Con questo passaggio manca il cappello politico, anche se nelle ultime esperienze non è stato rilevante avere  ministri a capo della Cai». Quanto alle priorità, Magugliani non ha dubbi: «Serve indire una plenaria con gli enti, che non vengono convocati da due anni, poi ci sono accordi bilaterali scaduti, delegazioni estere che non vengono invitate, sapendo anche che c’è assoluta esigenza di risorse economiche che la Cai non ha». Incline alla speranza il commento di Marco Griffini, presidente di Ai.Bi.: « L’auspicio è  che la CAI esca dal “letargo politico” in cui è precipitata in questi ultimi due anni, durante i quali anche se un presidente era stato nominato, non lo si è visto mai all’opera. C’è un’agenda fittissima di lavoro da fare, per uscire dalla crisi delle adozioni internazionali : noi siamo pronti, speriamo lo sia anche la CAI».