Denatalità: Italia e Francia due paesi quasi gemelli, ma perché oltralpe si nasce di più?

La Francia destina a “famiglia e figli” oltre il 2% del Pil: più del doppio rispetto all’Italia. La vera differenza la fa il quoziente familiare che premia le famiglie numerose

Di report in report, ogni mese i dati sulla natalità in Italia riservano praticamente solo brutte sorprese. L’ultimo aggiornamento, relativo al mese di marzo, segna un “meno 30 mila nuovi nati” rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, mentre, come più volte ripetuto, su base annua si è scesi sotto la soglia delle 400 mila nascite.
I numeri, già da soli, sono abbastanza da generare notevole preoccupazione, ma se si gira lo sguardo e si fa un confronto con quello che accade in Francia… sale anche un po’ di rabbia.

La Francia ha da anni il tasso di fertilità più alto d’Europa

Già, perché i “cugini” al di là delle Alpi sono da anni i detentori del tasso di fertilità più alto d’Europa, con una media intorno a 1,86 figli per donna, molto vicino al tasso di sostituzione demografica di 2,1 figli per donna. L’Italia? È a 1,27. Con trend al ribasso.
D’altra parte, secondo un report di Avvenire del 2021, la Francia nel 2015 ha destinato alla voce “Famiglia e figli” il 2,5% del Pil, ovvero 53 miliardi di euro, contro l’1,7% dell’Italia, corrispondente a 26 miliardi. Sostanzialmente la metà! Anche allargando lo sguardo a un periodo più lungo, tra il 2011 e il 2019 la spesa per famiglie e bambini della Francia è rimasta costantemente al di sopra della media europea (che è dell’1,80%) su valori intorno a 2,40% del PIL. L’Italia è rimasta costantemente al di sotto, attestandosi all’1%.
È chiaro che una differenza così marcata ha ragioni profonde e radicate in politiche verso la famiglie che da decenni seguono strade diverse, per questo limitarsi a guardare le differenze rispetto agli aiuti concreti previsti oggi fornisce solo un pezzo della risposta.

La vera differenza a lungo termine può farla l’approccio culturale

In Francia le famiglie sanno che gli aiuti da parte dello Stato ci sono e sono pensati per durare nel tempo, sostenendo non solo le nascite, ma anche la crescita dei figli e, di conseguenza, la vita quotidiana della famiglie numerose. Il tempo pieno a scuola ,per esempio, è una realtà ben più diffusa e consolidata che da noi, così come la possibilità di avere il part time nei primi anni di vita dei figli.
Ma la grossa differenza sta nel fatto che in Francia il sistema fiscale si basa sul cosiddetto “quoziente familiare”. Semplificando molto: più la famiglia è numerosa più si alleggerisce il carico fiscale e si rafforzano i trasferimenti monetari alle famiglie con figli. Indicativamente, per esempio, una coppia con 2 figli e 25 mila euro di reddito complessivo all’anno non paga tasse; una coppia con 3 figli e 50 mila euro di reddito paga 3000 euro all’anno, circa, e raddoppiando il reddito a 100.000 le tasse si attestano intorno ai 10.000 euro l’anno.
Analizzando questi dati più nel dettaglio, si può notare che la differenza più sostanziale riguarda le famiglie con redditi medio – alti, che in Italia sono chiamate a pagare molte più tasse rispetto alla Francia.
Vero, con la riforma dell’Assegno Unico Universale qualcosa ha iniziato a muoversi, ma, come si diceva, al di là delle misure (certo necessarie e imprescindibili) è la “visione” della società che può fare la differenza: non si decide di fare un figlio contando sull’aiuto di un assegno e basta, ma sulla certezza che le decisioni della politica avranno sempre un occhio di riguardo per le famiglie, specie quelle più numerose.