Dentro la battaglia del Senato: il concetto di famiglia e la difesa della vita non possono essere cancellati a colpi di maggioranza, come è successo per la riforma dell’adozione internazionale

battsenato350Difficile capire ciò che sta avvenendo in questi giorni al Senato per chi non è addetto ai lavori.  Non sempre, infatti, gli stessi mezzi di informazione conoscono – o  vogliono comunicare – ciò che in realtà sta avvenendo. La battaglia di giovedì 31 luglio in Senato non è stata solo una schermaglia di ostruzionismo come molti vorrebbero far credere: dietro c’era molto di più. In base a quanto previsto dall’emendamento del leghista Candiani, infatti, il nuovo Senato conserverà competenza di voto su leggi aventi a oggetto le materie degli articoli 29 e 32 della Carta costituzionale: famiglia e matrimonio, salute e temi etici inerenti ad essa, come ad esempio la procreazione o le norme sul fine vita.

Su concetti eticamente sensibili come quello di famiglia e difesa della vita, si gioca il futuro della nostra società. Ecco la posta in gioco. In questa prospettiva l’approvazione dell’emendamento dell’on. Candiani sa di pericolo scampato. Non è a colpi di maggioranza e sbarazzandosi di un ramo del Parlamento che vita e famiglia potranno essere asservite alle logiche distorte del governante di turno. Anche il bioeticista don Roberto Colombo, dalle colonne di Avvenire osserva l’importanza di avere un doppio vaglio parlamentare su questioni che tutelano beni comuni fondamentali per la persona e la società. Un’esigenza che risponde a un criterio di saggezza ed equilibrio. “Quando è in gioco l’essenziale della vita di un popolo e di una nazione, – osserva Colombo – quattro occhi vedono meglio di due. E,si sa, gli occhi della politica – tanto più nel caso di una Camera politica che sarà quasi certamente controllata da una forte minoranza resa maggioranza dal premio in seggi assegnato dal sistema elettorale al vincitore – non sono esenti dai difetti del campo visivo umano”.

Difetti di vista che talvolta è difficile distinguere dalla volontà di non vedere e che si sono manifestati con tutta evidenza nel caso della riforma dell’adozione internazionale. Dopo gli ottimi propositi espressi dal governo nei suoi massimi rappresentanti, cui hanno fatto eco voci di buona disposizione dal Parlamento, la Camera ha partorito il “topolino” di una mozione dai vaghi intendimenti, in ultima analisi incapace di incidere con piena efficacia e portare un cambiamento reale nel sistema delle adozioni internazionali. Un cambiamento radicale che migliaia di famiglie insieme agli Enti autorizzati chiedono da tempo.

Come evidenzia ancora don Roberto Colombo “Chi legifera si deve porre in ascolto del pensiero e dell’esperienza di quanti lavorano sul campo, documentarsi e confrontarsi con realtà dai molteplici aspetti (spesso interdisciplinari e multiculturali), riflettere e prendere una decisione personale in scienza e coscienza“. Cosa che non è avvenuta per l’adozione internazionale. Non si può dire, infatti, che questo criterio di giudizio abbia guidato la Camera dei Deputati, quando il 15 luglio scorso ha approvato la mozione unitaria che ha riunito i testi delle onorevoli Paola Binetti,(UDC), Milena Santerini (PI) e Lia Quartapelle (Pd). Ci si è accontentati di curare un malato grave con un panno caldo, sovvertendo le istanze della coscienza collettiva, cioè le famiglie che chiedono di recuperare fiducia nell’istituto dell’adozione internazionale, e della “scienza”, ossia gli operatori specializzati degli Enti autorizzati che conoscono a fondo la materia e le problematiche di un sistema che senza una riforma sostanziale è destinato a collassare.

Se è vero che quattro occhi vedono meglio di due, la speranza è che possano restare sempre aperti e vigili sul più ampio bene comune. Nel caso dell’adozione internazionale, ne va del diritto di milioni di bambini abbandonati nel mondo ad essere accolti da una mamma e un papà.