Divorzio. Tra i due litiganti…il bambino soffre un abbandono irrecuperabile

divorzioIl divorzio è una pratica sempre più diffusa in Italia, con tempi sempre più veloci e un decreto legge che tende – progressivamente – a eliminare la figura del giudice. Un percorso in cui non c’è niente a sostegno dei figli, grandi o piccoli che siano. Nonostante siano quelli a soffrire di più di questo distacco tanto da definirlo “un abbandono”. Per quanto, infatti, gli psicologi dicano che ormai sia la norma nella società moderna, non è detto che la normalità non si trascini dei traumi.  Normale non vuol dire meno traumatico.  Andando ai numeri, per capire l’entità del problema, secondo l’ultimo studio Istat, in Italia, nel 2012, oltre 88 mila coppie si sono separate, e altre 51 mila hanno scelto la via del divorzio. Di queste, 7 su 10 erano famiglie con figli, i quali sono stati costretti, loro malgrado, all’allontanamento e, spesso, allo stravolgimento della routine quotidiana. Un vissuto sulla propria pelle ciò che secondo gli psicologi è un lutto più che un distacco.

“Da figlio posso dire che quando i genitori divorziano – racconta Marco* – si perdono da figlio tante certezze e questa perdita ti può portare a fare cose che altrimenti non faresti e ti lascia un vuoto che ti peserà nel proseguo della vita. Il divorzio fra i miei genitori ha portato un vuoto che non è stato più colmato, se non da tante incertezze. Della mia esperienza posso dire che mi è rimasta la paura di perdere i legami affettivi all’improvviso”.

Elena*  nel periodo della separazione è arrivata a pensare di togliersi la vita, “loro non si sono mai accorti di niente, non mi hanno mai consultata…Specialmente il genitore che ha chiesto il divorzio, ancora oggi pensa che il divorzio non mi abbia segnata, tanto ero ‘solo una bambina’ e ‘i bambini dimenticano tutto’. Ora è tutto passato ma mentirei se dicessi che sono contenta che i miei genitori hanno divorziato”.

“Brucia ancora il senso di abbandono – conclude Valeria* –
Ho 53 anni e i miei si sono separati quando ne avevo 12. Brucia ora come allora il senso di abbandono. Abbandonata da mio padre che se n’è andato senza neanche un saluto, una spiegazione e abbandonata da mia madre che da quel momento in poi si è chiusa in se stessa, pensando solo al suo dolore. Vivo da allora con il senso di colpa di non aver fatto potuto o saputo far nulla per mio fratello che di anni ne aveva 9 e che è finito per diventare un eroinomane e sento dentro una gran rabbia verso i miei genitori che hanno pensato solo a se stessi”.

Dunque come dice Enrico*“Non c’è mai banalità nella paura di un bambino”
perché quest’ultimo perde la segnaletica interiore.  “Mi sono sentito tradito, defraudato e arrabbiato sempre, poi diventando grande ho cercato di ristrutturare la mia segnaletica interiore per seguire la mia strada, che è arrivata ad incrociare il mestiere che faccio con fatica, passione e orgoglio: l’educatore professionale”.

(nome di fantasia ndr)

Fonte : Il Fatto quotidiano.it