Dopo Congo e Bielorussia, ora è la volta del Kenya. Senatore Mauro (Per l’Italia): “Perché la CAI non risponde alle coppie?”

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“Tante coppie che hanno scelto il Kenya per adottare un bambino hanno cercato disperatamente di chiedere aiuto alla CAI, hanno inviato e-mail, hanno provato telefonicamente,  ma, purtroppo, la CAI non ha mai risposto, gettandoli così nel più totale abbandono e disperazione”. Queste le pesanti accuse lanciate in Senato, mercoledì 4 febbraio, dal senatore del gruppo Per l’Italia Mario Mauro in un’interpellanza al presidente del Consiglio e al ministro degli Affari Esteri.

Nell’interpellanza, Mauro chiede se il governo sia al corrente dei problemi relativi alle adozioni in Kenya: infatti la sospensione messa in atto dal Governo keniota non è stata ufficializzata sulla nostra Gazzetta Ufficiale, pertanto non si capisce che cosa realmente stia succedendo.

Inoltre si chiede se corrisponda al vero che da quando si è insediata la nuova Commissione non ci sarebbero più state riunioni plenarie (solamente una, fatta nel mese di luglio 2014), e che cosa il nostro esecutivo intenda fare per “garantire un regolare svolgimento dei lavori della Commissione per le adozioni internazionali”.

Di seguito riportiamo il testo integrale dell’interpellanza presentata dal senatore Mauro.

 

 


MAURO Mario – Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. –

Premesso che:

la Commissione per le adozioni internazionali (CAI), è istituita a tutela dei minori stranieri e delle aspiranti famiglie adottive. Rappresenta l’autorità centrale italiana per l’applicazione della Convenzione de L’Aja del 29 maggio 1993. Garantisce che le adozioni di bambini stranieri avvengano nel rispetto dei princìpi stabiliti dalla Convenzione de L’Aja sulla tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale;

il numero di bambini adottato all’estero è purtroppo crollato dagli oltre 4000 del 2011 ai circa 2.000 del 2014;

ai gravi problemi, ancora irrisolti, verificatisi nel sistema delle adozioni internazionali in Congo, si aggiungono quelli verificatisi in Kenya: dalla stampa keniota del 27 novembre 2014 si apprende che il Governo ha deciso di sospendere le adozioni di bambini da parte di stranieri;

le adozioni internazionali in Kenya avvengono attraverso agenzie locali riconosciute e autorizzate dal Governo a stipulare convenzioni con enti stranieri accreditati a svolgere le adozioni. Su alcuni siti online si legge che proprio a queste agenzie locali sarebbero state revocate le autorizzazioni ad operare, bloccando, di fatto, gli enti stranieri che non potrebbero portare avanti l’iteradottivo;

la decisione adottata dal Governo del Kenya nascerebbe dalla classifica riportata dal “Rapporto globale sulla tratta di esseri umani 2014” che cita il Kenya come “Paese d’origine transito e destinazione di traffico di esseri umani” e da un “vuoto” normativo: non ci sarebbero leggi precise atte a contrastare vendita, ingaggio e commercio di bambini;

la sospensione messa in atto dal Governo keniota non è stata ufficializzata sulla nostra Gazzetta Ufficiale, pertanto non si capisce che cosa realmente stia succedendo;

tante coppie che hanno scelto il Kenya per adottare un bambino hanno cercato disperatamente di chiedere aiuto alla CAI, hanno inviato e-mail, hanno provato telefonicamente, ma, purtroppo, la CAI non ha mai risposto, gettandoli così nel più totale abbandono e disperazione,

si chiede di conoscere:

se il Governo italiano sia a conoscenza di quanto esposto e se e come intenda intervenire;

se corrisponda al vero che da quando si è insediata la nuova Commissione non ci sarebbero più state riunioni plenarie (solamente una fatta nel mese di luglio 2014), né tantomeno tavoli sulla fiscalità e sulle procedure delle linee guida sui singoli Paesi;

che cosa intenda fare per garantire un regolare svolgimento dei lavori della Commissione per le adozioni internazionali;

se sia a conoscenza di quali siano i reali problemi che hanno determinato la sospensione delle adozioni da parte del Governo keniota.

 

Fonte: Senato