Dopo un’odissea di otto anni, finalmente Abel torna a vivere con la sua mamma

Bambino-Mamma 200C’era una volta un burattino con la pelle color ebano… adesso c’è un bambino. Abel dopo un’odissea di quasi otto anni è finalmente felice. E’ arrivato il decreto del giudice che mette il sigillo alla sua storia. Nei prossimi giorni tornerà a vivere con la sua mamma biologica. Pur mantenendo un contatto settimanale con la famiglia affidataria. Perché il suo è un affido a lieto fine. Che ha per protagonista una giovanissima donna africana, bella e intelligente; il suo bambino e una coppia di genitori affidatari, Cristina e Tommaso, 46 anni lei e 51 lui. Loro due accolgono bimbi in difficoltà, e lo fanno con amore e per amore.

Genitori di cinque figli biologici, tre dei quali ormai adulti, Cristina e Tommaso, hanno deciso di  aprire una casa famiglia. In tre anni hanno accolto 17 bambini e adolescenti con alle spalle situazioni più o meno gravi. Al momento in casa c’è un piccolino di otto mesi e un quasi maggiorenne, oltre a un terzetto di fratelli.   Ripercorrendo tutta la parabola di Abel, Cristina sorride: «Quando è arrivato da noi, mi sembrava Pinocchio. Rigido nei movimenti, si muoveva come un burattino di legno. E poi non faceva che sistemare tutto. Cercava di essere superperfetto, superpreciso per paura di essere rifiutato. Abbiamo impiegato diversi mesi per farlo rasserenare».

Abel aveva vissuto l’abbandono due volte. La prima quando sua madre- a soli due anni- lo ha affidato a una comunità per proteggerlo dal padre violento, che regolarmente la picchiava. Lei, pur di mettere in salvo suo figlio, ha scelto di compiere il gesto più doloroso che si possa immaginare per una mamma innamorata del proprio bambino, ovvero quello di separarsi  da lui per il suo bene. Ma un bambino di pochi anni questo non può capirlo. Quello che ricordava è che sua madre un giorno l’ha preso e lasciato nelle braccia di estranei. Il secondo abbandono è stato forse peggiore del primo. Perché ormai di anni ne aveva otto. Dopo sei anni vissuti in comunità, il bambino viene accolto da una famiglia. Ma Abel faceva la pipì  a letto ed era irrequieto. I genitori affidatari si arrendono dopo due mesi e chiedono agli assistenti sociali di cercare per lui un’altra collocazione. Quando viene assegnato alla casa-famiglia di Cristina e Tommaso, Abel sa che quella è per lui la sua ‘ultima spiaggia’.

Con l’intelligenza di un bambino di otto anni, cerca in ogni modo di farsi accettare. Fa il figlio ‘modello’, ma i suoi occhioni neri svelano il dolore profondo che il bambino cerca di dissimulare in ogni modo. Dopo qualche mese in famiglia, Abel comincia a lasciarsi andare. Non è più troppo ordinato, combina piccoli disastri in casa, si scontra con i bambini buttandosi a terra e urlando, piangendo e accusando gli altri di averlo picchiato. Come aveva imparato in comunità da altri bambini più grandi di lui che lo accusavano sempre per non essere puniti. Non è stato facile restituirgli la sua età, la libertà di giocare e di sbagliare. Finalmente è tornato bambino. E può cominciare ad accettare un rimprovero, senza timore che questo possa significare per lui l’espulsione dalla casa. E lì è cominciata la fase più bella dell’affido. Ovvero la fase di ricostruzione del rapporto con la mamma biologica.

Confida Cristina: «La prima volta che ho visto la mamma di Abel ne sono rimasta incantata. E’ una ragazza bellissima con due occhi pieni d’amore che raccontano della sua sofferenza ma anche della forza che le ha permesso di stare vicino a suo figlio nonostante si stata costretta a separarsene. Impossibile non capire che  è una mamma che ama profondamente il suo bambino».  Dopo un periodo in cui bambino e mamma si sono visti in presenza di un educatore. Ma erano incontri sempre difficili dove mamma e figlio non si sentivano liberi ma sempre sotto osservazione. Poi sono arrivati gli incontri liberi tra Abel, la mamma e il nuovo marito della donna  all’interno della Casa Famiglia. E lì la relazione tra loro è ripartita, con in più la creazione di un legame di sincera amicizia tra la famiglia affidataria e la famiglia di Abel.  Il bambino inizia piccoli rientri in famiglia il fine settimana, aumentando gradualmente il tempo sino ad aggiungere alcune notti. E adesso il cerchio finalmente si è chiuso. Abel potrà vivere con la sua mamma senza perdere il legame affettivo con la famiglia affidataria, che continuerà a frequentare regolarmente. E tra l’imminente battesimo della sorellina di Abel e la comunione dei figli più piccoli di Cristina e Tommaso, le occasioni non mancheranno.