Essere careleaver in Bolivia : “Devo andare, ma ho un po’ di paura”

Cosa significa diventare maggiorenni? Essere gettati nel mondo sperando che il mondo stesso non ti divorerà? L’accompagnamento e i legami emotivi sono ciò che permette ai Careleaver di dire: “Andrà tutto bene!”

“Una volta ho sentito dire che i bambini degli istituti si riconoscono da lontano perché, nel momento in cui lasciano il centro di accoglienza, la loro intera storia di vita si riassume in un sacco della spazzatura”. Può sembrare eccessiva, questa affermazione, quasi fosse una storia di fantasia, se non fosse che proprio nelle scorse settimane è capitato di nuovo: questa volta è toccato a Raul, un giovane adolescente, lasciare il centro di accoglienza Mendez Arcos, con le sue cose “riassunte” in poche borse nere, come quelle della spazzatura, appunto.

L’importanza dei legami emotivi per i Careleaver

C’è un’altra cosa che si dice dei ragazzi degli istituti: che non sono in grado di creare legami emotivi. Su questo, però, la stessa storia di Raul dimostra quanto non sia vero: perché dal momento in cui il ragazzo ha iniziato a preparare le cose per andare via, gli altri ragazzi del centro lo hanno aiutato e, soprattutto, hanno restituito tutte le sue cose, dicendo:“Grazie per avermele prestate!”. Poi, al momento dell’addio, tutti i ragazzi lo hanno abbracciato e salutato: lui ha voluto fare una foto anche con l’assistente sociale, mentre il saluto più toccante è stato quello con il portiere, che lo ha abbracciato dicendogli: “Sarai sempre il mio figlioletto”.
Questi sono i legami emotivi che accompagneranno Raul per sempre. E sono rassicuranti, perché, nel partire, Raul ha espresso le sue paure all’assistente sociale: “Devo andare, ma ho solo un po’ di paura”, e l’assistente ha potuto rispondergli: “Non preoccuparti, noi siamo sempre qui!”.

Cosa significa davvero essere un Careleaver?

Quella di Raul e una storia tra le tante, tutto molto somiglianti, dei careleaver, ovvero i ragazzi che lasciano i centri di accoglienza una volta diventati maggiorenni. Sono storie che fanno nascere una riflessione: cosa significa, davvero, essere maggiorenne? Significa imparare a volare senza che nessuno ti insegni? Significa essere adulto quando ancora hai l’innocenza di un bambino? Significa sentirsi soli con la propria tristezza senza che ci sia nessuno a consolare? Uscire da solo nel mondo sperando che quel mondo non ti divori? Sono quesiti che tutti i ragazzi si pongono, e per i quali l’unica risposta è la speranza che… tutto andrà bene!
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